Trump ordina un’indagine sull’import di auto negli Usa

Il presidente americano Donald Trump, nel corso di un incontro col segretario al commercio Wilbur Ross, ha dato istruzioni per avviare un’indagine sulle importazioni di automobili negli Usa.

Lo rende noto la Casa Bianca, spiegando che si farà ricorso alla ‘Sezione 232’ del Trade Expansion Act del 1962, la stessa usata per i dazi sull’acciaio e l’alluminio, come aveva anticipato ieri il Wall Street Journal parlando di possibili dazi fino al 25%. L’indagine – afferma Trump – è motivata da ragioni di sicurezza nazionale.

L’iniziativa è solo nelle fase iniziale e i suoi tempi in ogni caso sono lunghi. Le norme in vigore – quelle previste dalla Sezione 232 – stabiliscono infatti che vanno condotte indagini ”per determinare gli effetti dell’import sulla sicurezza nazionale” prima di agire.

Entro 270 giorni dall’avvio dell’inchiesta il Dipartimento del Commercio deve presentare al presidente i risultati dell’indagine. A quel punto la Casa Bianca ha 90 giorni per decidere se è d’accordo o meno con i risultati e comportarsi di conseguenza, anche stabilendo un ”aggiustamento dell’import” con dazi e quote.

L’ipotesi allo studio rischia di complicare ulteriormente i rapporti commerciali già tesi con l’Europa, e di incontrare una significativa opposizione anche all’interno degli Stati Uniti.

La possibilità di nuovi dazi rischia anche di agitare la Fed che, nei verbali dell’ultima riunione del primo e 2 maggio, ha messo in guardia sui pericoli delle tensioni commerciali e sui loro effetti sulla fiducia delle aziende. ”L’incertezza sui temi commerciali potrebbe farsi sentire sulla fiducia delle aziende e sulle spese” si legge nei verbali, dove non si fa riferimento diretto ai dazi che l’amministrazione Trump ha proposto nei confronti della Cina e di altri paesi.

Nonostante questo la Fed sembra intenzionata ad andare avanti con il suo piano di rialzi dei tassi: il prossimo è atteso a ”breve”, il mercato dà per scontato in giugno. Al momento comunque la banca centrale non sembra avere intenzione di accelerare e apre anche a un’inflazione temporaneamente sopra il target del 2%: ”sarebbe utile”.

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