I dettagli sono importanti in un Paese dove tutto si basa sui rapporti personali, e dove le sfumature indicano il grado di fiducia che si vuole accordare al partner. Obama dovette subire lo sgarbo di essere accolto da un principe di secondo rango, ieri re Salman è andato fin quasi sotto la scaletta, facendo un pezzo a piedi e appoggiandosi sul bastone, per dare il benvenuto a Trump. Poi il sovrano è salito sull’auto blindata del presidente americano per il trasferimento a Corte. Un altro piccolo strappo al protocollo.
Un segno di confidenza per il rilancio dell’alleanza che in giornata si è concretizzato con accordi commerciali e militari per 380 miliardi, oltre le previsioni, e in un ‘patto anti-Iran’ suggellato dall’attacco congiunto dei ministri degli Esteri, Rex Tillerson e Adel al-Jubeir, che hanno intimato a Teheran di ‘ritirarsi’ dalla Siria e dallo Yemen. Concentrarsi di più sull’Iran è il prezzo politico che deve pagare l’America. Per i sauditi l’estremismo islamico ha due corni. Uno è rappresentato dalle deviazioni dei gruppi jihadisti sunniti, che Riad ha promesso di combattere con più determinazione. L’altro è l’espansionismo di Teheran.
Il presidente americano Donald Trump e il re dell’Arabia Saudita Salman hanno firmato un accordo in base al quale Riad comprerà armi e sistemi di difesa dagli Usa per 110 miliardi di dollari. L’obiettivo però è ancor più ambizioso, ed è quello di arrivare alla cifra record di 380 miliardi di dollari in dieci anni. La firma è avvenuta nel corso di una imponente cerimonia nel palazzo reale di Riad.
L’accordo sulla vendita di armi firmato tra Stati Uniti e Arabia Saudita a Riad rappresenta un significativo salto in avanti sul fronte della sicurezza, afferma la Casa Bianca, sottolineando come in particolare l’intesa rafforza la sicurezza dell’Arabia Saudita e della regione del Golfo di fronte alle minacce dell’Iran, oltre ad assicurare un maggior contributo di Riad sul fronte della lotta al terrorismo.
Un’accoglienza da re, da imperatore, per Trump che comincia nel migliore dei modi la prima visita all’estero. Gli ospiti sauditi, in giubilo per essere stati scelti come tappa inaugurale del tour, hanno fatto di tutto per agevolare il leader americano, farlo sentire ‘a casa’, a volte andando oltre il protocollo, come quando re Salman ha stretto la mano a Melania Trump, un gesto proibito dall’islam conservatore. Ma sono state proprio le due ‘First Ladies’, Melania e Ivanka, a spopolare a palazzo reale e sul web, dove l’hashtag in arabo ‘bint Trump’, cioè la figlia di Trump, ha battuto tutti i record. Come pure il video in cui il principe Muqrin bin Abdulaziz insegna a Ivanka le regole per ordinare e bere il tè.