Il Parlamento greco sta dibattendo se avvallare la proposta del primo ministro Alexis Tsipras, e del governo, di indire un referendum il 5 luglio per fare decidere ai cittadini se accettare o meno le proposte avanzate dai creditori, essenzialmente tagli alle pensioni e aumenti dell’Iva in cambio di aiuti finanziari fino a novembre. Ieri a Bruxelles, Tsipras ha chiarito che il piano offerto da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale è un “ricatto” e andrebbe rifiutato. Una volta tornato ad Atene, e riunito il consiglio dei ministri, è arrivata la mossa a sorpresa, perchè l’esecutivo vuole che a dire l’ultima parola siano i cittadini che lo hanno eletto appena sei mesi fa. Deve essere però il parlamento a convocare la consultazione di domenica prossima. Il premier ellenico ha dichiarato di essere stato costretto a indire il referendum perché i partner dell’Eurogruppo hanno presentato un ultimatum alla Grecia che è contro i valori europei per cui siamo obbligati a rispondere sentendo la volontà del popolo sovrano. Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse. Per Tsipras l’obiettivo di alcuni dei partner europei è l’umiliazione dell’intero popolo greco, aggiungendo che chiederà un’estensione di pochi giorni del programma di salvataggio della troika (Bce-Ue-Fmi), che scade il 30 giugno, per poter arrivare senza problemi a tenere il referendum del 5 luglio. Il capo negoziatore greco, Euclides Tsakalotos, ha annunciato che Tsipras ha parlato con il presidente della Bce Mario Draghi che, sostiene sempre Tsakalotos, ha dimostrato comprensione per la scelta del referendum indetto il 5 luglio sul piano dei creditori. Nessuna dichiarazione, finora, da Francoforte: “Siamo sicuri, cosa che si è dimostrata anche durante la telefonata che Draghi ha le migliori intenzioni sulla scelta del governo greco di indire un referendum”, ha dichiarato il portavoce del governo Gabriel Sakellaridis. Il sistema delle banche greche si regge sul meccanismo Ela di fondi garantito dalla Bce che, in teoria, non potrebbe proseguire oltre la data del 30 giugno. Il partito di sinistra Syriza, di cui Tsipras è espressione, è a favore, ma l’opposizione si è dichiarata contraria. La discussione potrebbe essere lunga e certamente sarà complessa. I greci intanto continuano con le file ai bancomat per ritirare i propri risparmi, fatto che è un vero segno di preoccupazione. L’incertezza è legata all’atteggiamento dei creditori, visto che martedì scade la rata da 1,6 miliardi che Atene deve al Fondo monetario internazionale. La crisi del debito greco si consuma ad Atene, ma anche a Bruxelles. L’ordine del giorno del vertice tra i titolari dell’economia dei 19 paesi con la moneta comune risentirà per forza della mossa imprevista del governo greco. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato entrando alla riunione: “Sono sorpreso negativamente dalla decisione del governo greco. Oggi è un giorno triste per la Grecia”. La questione che sarà posta è sapere se sarà accettata o respinta la proposta dei creditori, dopo cinque mesi di duri negoziati. Un ultimatum che è in contrasto con le regole europee e il diritto essenziale al lavoro, all’equità e alla dignità.
Roberto Cristiano