Ttip, tra preoccupazione e trattative

Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato tra Unione europea e Stati Uniti, condotto lontano dagli occhi indiscreti dell’opinione pubblica e dei Parlamenti propone la creazione di un mercato che armonizzi le regole sugli standard produttivi e rimuova i dazi residui, a patto che le tutele europee siano abbassate per consentire l’accesso di prodotti americani meno controllati. Ed è proprio su questo punto che i negoziati in corso fra USA e UE fanno registrare al momento una fase di stallo. Per gli Stati Uniti l’intesa commerciale è uno strumento di aiuto anche per il Sud Europa perché creerà posti di lavoro, ma i vari stati membri dell’Ue guardano con scetticismo al trattato, preoccupati che possa diventare un potenziale strumento di dominio dell’Europa da parte dell’America. Stallo che potrebbe risultare decisivo visto che in autunno scadrà il mandato di Barack Obama e tutto si azzererà. Nei mesi scorsi le analisi degli osservatori esterni (per quanto possibile, vista l’assoluta e ambigua segretezza dei documenti relativi alla trattativa) si sono concentrate  relativamente alle questioni alimentari sui rischi connessi alle carni americane. Ora emergono criticità e preoccupazioni anche sull’agricoltura. Secondo il rapporto ‘Contadini europei in svendita’, redatto dall’organizzazione ‘Friends of the Earth Europe’, citato in un articolo di Famiglia Cristiana,  il Ttip aumenterà le importazioni dagli Stati Uniti, con un vantaggio per le grandi imprese Usa fino a 4 miliardi di euro mentre avrà pochi benefici per pochissimi grandi produttori europei. Il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8% con conseguente perdita di posti di lavoro, mentre al contrario quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%’. Secondo lo stesso rapporto, c’e’ il rischio che il TTIP possa portare a un rafforzamento dell’agroindustria a tutto svantaggio delle colture agricole tradizionali. Molti produttori che operano in Europa, si legge nell’analisi, perderanno le loro quote di mercato sostituiti dai produttori statunitensi. Il Ttip porterà poi a un’ulteriore intensificazione delle coltivazioni e della concentrazione nelle mani delle corporation dell’agricoltura sulle due sponde dell’Atlantico.  Non secondarie le paure sulle conseguenze negative a livello ambientale e sanitario: ‘La sicurezza dei consumatori e la protezione dell’ambiente ne verranno danneggiate perché sia il governo Usa sia le organizzazioni di produttori statunitensi stanno apertamente chiedendo all’Europa di indebolire i sistemi di protezione in ambiti quali l’approvazione di cibo Ogm, le regole sulla sicurezza dei pesticidi, il bando sugli ormoni e i lavaggi anti-patogeni nella produzione di carni. Degli 82 pesticidi vietati nell’Unione Europea,  ma in uso negli Stati Uniti, senza una regolamentazione specifica e adottando il meccanismo di equivalenza automatica, con il Ttip i gruppi fabbricanti di questi prodotti dannosi potrebbero chiedere di poterli commercializzare anche in Europa. Questi accordi sono definiti accordi di libero scambio; in realtà sono accordi su un mercato controllato, costruiti sugli interessi delle aziende, soprattutto americane e europee. Non si tratta di una collaborazione alla pari perchè gli Stati Uniti di fatto detteranno i termini. Questi accordi vanno ben oltre il commercio, gli investimenti dei governi e le proprietà intellettuali, imponendo cambiamenti fondamentali alle strutture legali, giudiziarie e regolatorie dei Paesi, senza il contributo o il controllo delle istituzioni democratiche.  Il vero intento di queste disposizioni è quello di impedire la salute, le politiche ambientali, la sicurezza e, sì, anche i regolamenti finanziari con lo scopo di proteggere l’economia e i cittadini degli Stati Uniti. Le aziende possono far causa ai governi per chiedere l’integrale risarcimento per qualsiasi riduzione dei loro profitti futuri derivanti da cambiamenti normativi, osserva il Premio Nobel  Stiglitz, facendo qualche esempio: Philip Morris ha fatto causa all’Uruguay e all’Australia per aver fatto mettere avvisi sui pacchetti di sigarette della pericolosità del fumo per la salute. Questi avvisi,  dice l’economista, stanno funzionando e facendo diminuire il numero di fumatori e adesso il colosso del tabacco chiede un risarcimento per i mancati profitti. Ed è solo attraverso delle fughe di notizie o parlando con funzionari di governi che sembrano più impegnati nei processi  o parlando con funzionari di governi che sembrano più impegnati nei processi democratici che sappiamo cosa sta succedendo, aggiunge Stiglitz per poi concludere: ‘La domanda è se vogliamo dare ai grandi gruppi la possibilità di usare misure nascoste in quelli che vengono definiti accordi commerciali per decidere come vivremo nel 21esimo secolo. Spero che i cittadini negli Stati Uniti, in Europa e nel Pacifico rispondano con un forte no’.

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