Il premier Giorgia Meloni ha lasciato Tunisi, dove ha incontrato il presidente Kais Saied e la prima ministra Najla Bouden Ramadan: ‘La stabilizzazione del quadro politico e di sicurezza, la crescita della democrazia in Tunisia è indispensabile per la Tunisia e anche per l’Italia, perché si possa insieme raggiungere potenziali straordinari dal nostro punto di vista. La Tunisia vive ore di grande preoccupazione per la complicata situazione economico-finanziaria. Ho voluto confermare al presidente Saied il sostegno dell’Italia a 360 gradi.
È la stessa Meloni a spiegare nel dettaglio in che cosa consista la sponda di Roma per Tunisi: ‘Sostegno al bilancio tunisino, l’apertura di linee di credito a favore soprattutto dello sviluppo, partendo dalla piccola e media impresa fino ai temi legati al settore agroalimentare’. Di progetti di cooperazione tra i due Paesi se ne conta più d’uno, per un totale complessivo di circa 700 milioni di euro. Ma quello italiano, ha sottolineato il presidente del Consiglio, è soprattutto il governo che sta facendo di più ‘per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell’accordo tra la Tunisia e il Fondo Monetario Internazionale, che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese’.
Lo stesso vale a livello di Ue, dove l’Italia, ha ricordato Meloni, ‘è portavoce di un approccio concreto per aumentare il sostegno alla Tunisia sia nel settore del contrasto alla tratta di esseri umani e dell’immigrazione illegale. Ma anche per un pacchetto di sostegno integrato, di finanziamenti e opportunità importanti a cui sta lavorando Bruxelles’. Il premier ha dato a Saied la sua disponibilità ‘a tornare in Tunisia anche insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Lyen’. La Meloni ha quindi ribadito la necessità di un “piano Mattei” per l’Africa. «Vuol dire – ha spiegato – una cooperazione non paternalistica, non predatoria, ma paritaria, che consenta a ciascuno di difendere il proprio interesse nazionale attraverso una collaborazione che offre opportunità a tutti».
In tale ambito va inquadrata la lotta all’immigrazione clandestina. La cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo ha dato buoni frutti nel mese di maggio. Ma non basta. A giudizio del premier, infatti, «l’approccio al fenomeno non può essere solo securitario ma deve essere globale e tenere in considerazione il diritto delle persone a non dover migrare e scappare dalle loro famiglie e dalle loro terre». Da qui l’ipotesi, esaminata con lo stesso Saied, «di una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo». Infine, la cooperazione energetica. Anche in questo campo la Meloni ha ricordato il ruolo dell’Italia «perché fossero garantiti i finanziamenti» per la realizzazione del cavo sottomarino di collegamento elettrico Elmed. Una infrastruttura definita «strategica» dal premier poiché, ha ricordato, «consente a Roma e Tunisi di diventare hub di approvvigionamento energetico per l’Europa e per i Paesi africani».
L’immigrazione da fermare e i viaggi in Tunisia alla corte di Kaïs Saïed, un vero autoritario che è disposto a rinunciare ai soldi del Fondo monetario internazionale pur di non democratizzarsi, è una storia tutta da inventare.
Giorgia Meloni, ha vissuto a Tunisi una finta conferenza stampa davanti alle sedie vuote: perfetta la scenografia, il sorriso e i ringraziamenti finali ai tunisini, un bell’omaggio ad un presidente golpista che si sta mostrando incapace di gestire la situazione economica del proprio Paese, figlio di un potere inavvicinabile e inafferrabile, ma per questi motivi assolutamente evanescente.