Turandot, al 65° Festival Puccini di Torre del Lago, recensione di Loredana Margheriti

Nella suggestiva cornice del Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini di Torre del Lago Puccini, sabato 19 luglio è andata in scena Turandot, per la seconda volta in questo 65° Festival Puccini. Dramma lirico in tre atti, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, tratta dalla fiaba teatrale omonima di Carlo Gozzi, a sua volta ispiratosi ad una tradizionale novella persiana. L’incipit dell’opera per voce di un Mandarino ben introduce alla sua atmosfera drammatica: “Popolo di Pechino! La legge è questa: Turandot la pura sposa sarà di chi di sangue regio spieghi gli enigmi ch’ella proporrà! Ma chi affronta il cimento e vinto resta porga alla scure la superba testa!” Le atmosfere esotiche e le sonorità orientali avvolgono gli spettatori che vengono immediatamente proiettati “al tempo delle favole” come recita il librettoSi tratta dell’ultima opera del Maestro, rimasta orfana dell’autore e del finale, completato poi da Franco Alfano in due riprese. Puccini fermò la sua composizione con la morte di Liù, personaggio ricco di spunti espressivi, le regala delle arie di meravigliosa intensità: Signore ascolta e Tu che di gel sei cinta, eseguite magistralmente da una splendida Valeria Sepe che con grande sicurezza tecnica ha saputo donare dolcezza e incisività al suo personaggio, ricevendo grandi acclamazioni dal pubblico.

La direzione brillante del M° Marcello Mottadelli unisce e dona coesione ad un cast non sempre omogeneo. La Principessa Turandot (Amarilli Nizza che debutta nel ruolo) è fredda, cinica, spietata, con una teatralità spiccata riesce a dare credibilità ad un ruolo dalle tessiture impervie ed altissime. Il Principe Calaf (Eduardo Aladren) risolve le sue difficoltà di proiezione con l’esecuzione della sua aria principale Nessun Dorma in cui grazie all’ottimo governo del registro acuto raccoglie i consensi del pubblico. Efficaci Luca Bruno, Marco Voleri e Tiziano Borontini rispettivamente Ping, Pang e Pong. Alberto Petricca nei panni dell’Imperatore Altoum ha buona presenza scenica e grande volume lirico.

Giandomenico Vaccari, il regista, spiega come il compositore giochi sulle contrapposizioni: “Un mondo contro l’altro. Da una parte il “suo” mondo testimoniato dalla schiava Liù, pronta al sacrificio e a raccogliere l’eredità di Cio Cio San e Angelica, dall’altra la Principessa triste e sanguinaria, chiusa dentro una gabbia di incomunicabilità e di anafettività. Lei è il mondo nuovo, violento e sinistro, ai limiti dell’inviolabilità conoscitiva per chi provenga dal passato. I tre enigmi sono lo strumento metaforico per esprimere tutto questo.” Vaccari come lui stesso dichiara mette in scena il senso di un mondo dominato dalla violenza, dall’assenza di libertà e da un cieco neofideismo. I due protagonisti, Turandot e Calaf, riflettono la dicotomia tra morte e vita, tra odio e amore, tra male e bene, vedendo trionfare quest’ultimo nel finale con il tanto atteso coinvolgimento affettivo della Principessa.

I costumi di Franca Squarciapino riprendono la tradizione, con la ricchezza della Cina imperiale e l’eleganza dello stile Liberty, così come le scene di Ezio Frigerio che stagliano i profili della città proibita su un’immensa e particolareggiata vetrata, realizzata dagli artisti del Carnevale di Viareggio. Numerosa la presenza tra il pubblico di piccoli spettatori, assistere ad un’opera all’aperto è una di quelle cose che va fatta almeno una volta nella vita, è riconciliante e lascia ben sperare nel futuro culturale delle nuove generazioni

TURANDOT

Dramma lirico in tre atti,

su libretto di Guseppe Adami e Renato Simoni

Musica di Giacomo Puccini

Prima rappresentazione 25 aprile 1926

Teatro alla Scala, Milano

Allestimento del Festival Puccini

Regia Giandomenico Vaccari

Maestro concertatore e direttore Marcello Mottadelli

La Principessa Turandot Amarilli Nizza / Lubov Stuchevskaya (17 agosto)

Liù Valeria Sepe / Claire Coolen (17 agosto)

Il Principe Ignoto (Calaf) Amadi Lagha / Eduardo Aladren (19 luglio, 17 agosto)

Timur George Andguladze

Ping Luca Bruno

Pang Marco Voleri

Pong Tiziano Borontini

L’imperatore Altoum Alberto Petricca

Un Mandarino Claudio Ottino

I Ancella Micaela Sarah D’Alessandro

II Ancella Anna Russo

Assistente alla regia Luca Ramacciotti

Scene Ezio Frigerio

Costumi Franca Squarciapino

Disegno luci Nino Napoletano

Coreografie Cristina Gaeta

La scene sono state realizzate nei laboratori della Cittadella del Carnevale dagli artisti del Carnevale di Viareggio

Orchestra e Coro del Festival Puccini

Maestro del Coro Roberto Ardigò

Coro delle voci bianche del Festival Puccini

Maestro del Coro delle voci bianche Viviana Apicella

GRAN TEATRO ALL’APERTO GIACOMO PUCCINI

Via delle Torbiere 55049 – Torre del Lago Puccini (LU)

info e biglietti: +39 0584 359322 – +39 0584 350567

ticketoffice@puccinifestival.it

www.puccinifestival.it

Loredana Margheriti

Circa Redazione

Riprova

CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI Il tempo de «L’Orologio» – Roma e il mondo 1944-50 | Promosso da Fond. Carlo Levi | 28-29 novembre Villa Altieri-Roma

Nei giorni 28 e 29 novembre 2024, presso la Sala Conferenze di Villa Altieri – …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com