Giovedì 17 marzo è stata presentata in conferenza stampa al Teatro de’Opera di Roma l’attesissima Turandot diretta da Ai Weiwei, artista cinese che si cimenta per la prima volta con una regia operistica. Si tratta della produzione sospesa due anni fa per il lockdown imposto dalla pandemia. Weiwei chiude un cerchio, infatti trentacinque anni fa aveva fatto la comparsa in una Turandot zeffirelliana a New York ed ora ne è regista.
Così introduce il sovrintendente Francesco Giambrone: “I teatri raccontano quello che il mondo vive attorno a loro, raccontano la pandemia e in questo momento raccontano la guerra. Credo che non potesse esserci scelta migliore di avere un artista come Ai Weiwei per interpretare quello che sta accadendo nel mondo e farcelo leggere attraverso questa lettura di Turandot. C’è la guerra in Ucraina che sta coinvolgendo anche i teatri e dobbiamo far sentire tutta la nostra vicinanza, tutto il nostro affetto, agli artisti ucraini a cominciare da Oksana Lyniv che è qui accanto a me e che dirigerà questa edizione di Turandot.
Noi abbiamo voluto illuminare la nostra facciata, con i colori della bandiera ucraina, colori bellissimi che raccontano la speranza, l’abbiamo fatto come segno di solidarietà nei confronti degli artisti ucraini che abbiamo in questa produzione e nel nostro teatro. I teatri non sono luoghi di guerra, ma luoghi di pace, di dialogo, di confronto, sono luoghi che accolgono le comunità, sia nella gioia di assistere a uno spettacolo sia nel dolore della guerra.”
Interviene poi il direttore artistico Alessio Vlad: “Vorrei sottolineare che questa Turandot sarà eseguita concludendo l’opera fin dove ha scritto Puccini, ovvero con la morte di Liù. È un’opera modernissima che ha tutti i valori del ‘900 perché ci sono i dubbi del secolo, gli enigmi rappresentano i dubbi. Alfano è stato un grandissimo compositore, ma il suo finale rimette Puccini all’interno di una tradizione da cui si era totalmente distaccato, tant’è vero che tra la fine della scrittura della morte di Liù e la morte di Puccini passa un anno. Puccini non sapeva come finire l’opera.
Allora io credo che, fatto salvo il valore di Alfano che è stato utilissimo all’epoca, sono sicuro che non rispecchi quelli che erano gli intenti di Puccini e che lui stesso non si poteva dare. Quindi rimane questa sublime opera incompiuta che finisce con una nota alta dell’ottavino in cui mette del gelo nel sentimento, ma Alfano poi questo gelo del sentimento lo disattende completamente. Questa è la ragione per cui credo che sia giusto rispettare oggi, in cui la Turandot è una delle opere più eseguite al mondo anche grazie al finale di Alfano, quello che è stato, e sarebbe stato, un volere di Puccini purtroppo inespresso.”
La direttrice Oksana Lyniv ringrazia il Teatro dell’Opera di Roma per il sostegno e per la solidarietà dimostrati a lei e agli artisti ucraini in questa circostanza così difficile e complicata in cui tutti hanno l’opportunità di riflettere sul fatto che l’arte non è soltanto una professione, un mestiere, ma ha anche una funzione sociale molto importante e un impatto rilevante sull’immaginario simbolico con ricadute anche sul sociale e si dice onorata di lavorare con Ai Weiwei.
Sostiene poi che in questa produzione è stato estremamente importante andare oltre la visione di Alfano e rispettare invece la volontà di Puccini di lasciare il finale aperto, perché alla fine sarà il pubblico ad essere chiamato a prendere una decisione. Il pubblico dovrà decidere con quale personaggio, con quale ruolo, si identifica di più. Forse con Calaf che decide di assumersi un grande rischio, oppure con Liù una sorta di vittima sacrificale o ancora con Turandot che è chiusa nella sua struttura di potere prendendo delle decisioni crudeli che influiscono sul destino del popolo rappresentato dal coro. Oppure con alcuni personaggi che lavorano presso la Corte di Turandot come Ping, Pong, e Pang che durante la notte sognando hanno delle proiezioni oniriche su ciò che potrebbe accadere, ma che poi di fatto non prendono una posizione.
“Ho diretto per la prima volta una produzione della Turandot presso il Teatro Nazionale di Odessa circa setto o otto anni fa ed è stata un’esperienza straordinaria, così come lo è per questa al Teatro dell’Opera di Roma. Ogni giorno durante le prove si crea una meravigliosa sintonia con tutti i membri dell’orchestra, con tutti i solisti, con tutti gli artisti e le maestranze che sono coinvolti in questa produzione. Tanti membri dell’orchestra e tanti membri del balletto si stanno impegnando quotidianamente per ristabilire una cultura di pace e penso che il mio lavoro di conduzione di orchestra mi renda responsabile per il futuro delle generazioni che verranno dopo di me, mi sento responsabile per loro.”
A conclusione il regista Ai Weiwei ipotizza che la produzione di questo spettacolo sarebbe stata molto diversa due anni fa. Quello che è successo negli ultimi due anni naturalmente è confluito nella visione artistica dell’opera. Opera che da una parte racconta la bellezza misteriosa dell’oriente, o meglio la visione occidentale dell’oriente e dall’altra mostra delle connessioni fortissime con la situazione attuale, come per esempio la figura di Turandot una principessa estremamente crudele, estremamente violenta. Questa crudeltà e questa violenza nascono dal fatto che nella storia della sua stessa famiglia, alcuni suoi antenati sono stati vittime di eventi molto violenti e quindi è una violenza che genera altra violenza.
“Ciò che sta accadendo oggi nel nostro mondo è davvero incredibile, incredibile che ancora ci si scontri e si arrivi a dei terribili conflitti armati sulla base di diverse interpretazioni della geografia, di diverse letture del territorio. A chi appartiene un certo pezzo di terra o a chi dovrebbe appartenere. È davvero incredibile che ancora oggi accada, è qualcosa che ci spinge a interrogarci anche sulle diverse interpretazioni di concetti altissimi. Che cos’è l’amore? Che cos’è la vita? Che cos’è l’umanità? Qual è il valore dell’umanità? Che cosa significa la pace? Che cos’è la democrazia?
La Turandot ci aiuta ad interrogarci sul significato di tutto questo e come artisti noi non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo una voce e che in questo caso l’opera può essere un veicolo per difendere una certa visione dell’umanità e per difendere il valore della pace. Possiamo farlo individualmente, come interpreti, come artisti e l’opera ci offre la possibilità di riflettere su questi temi e di condividere la nostra visione.”
TURANDOT
Musica di Giacomo Puccini
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri. Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni. Prima rappresentazione assoluta, Teatro alla Scala di Milano, 25 aprile 1926
DIRETTRICE Oksana Lyniv
REGIA, SCENE, COSTUMI, VIDEO Ai Weiwei
MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani | LUCI Peter van Praet | MOVIMENTI | COREOGRAFICI Chiang Ching
PRINCIPALI INTERPRETI: TURANDOT Oksana Dyka / Ewa Vesin 25, 27, 29, 31 | L’IMPERATORE ALTOUM Rodrigo Ortiz * | TIMUR Antonio Di Matteo / Marco Spotti 25, 27, 29, 31 | IL PRINCIPE IGNOTO (CALAF) Michael Fabiano / Angelo Villari 25, 27, 29, 31 | LIÚ Francesca Dotto / Adriana Ferfecka 25, 27, 29, 31 | PING Alessio Verna | PANG Enrico Iviglia | PONG Pietro Picone | UN MANDARINO Andrii Ganchuk** | IL PRINCIPE DI PERSIA Chao Hsin | VOCE DEL PRINCIPE DI PERSIA Giuseppe Ruggiero 22, 24, 26, 29 / Andrea La Rosa 25, 27 / Leonardo Trinciarelli 30, 31
* dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
** diplomato “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma, con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma con sovratitoli in italiano e inglese
Ph. Fabrizio Sansoni
ANTEPRIMA GIOVANI Sabato 19 marzo, ore 18.00
PRIMA RAPPRESENTAZIONE martedì 22 marzo, ore 20.00
REPLICHE: Giovedì 24 marzo, ore 20.00 – Venerdì 25 marzo, ore 20.00 – Sabato 26 marzo, ore 18.00 – Domenica 27 marzo, ore 16.30 – Martedì 29 marzo, ore 20.00 – Mercoledì 30 marzo, ore 20.00 – Giovedì 31 marzo, ore 20.00
La prima rappresentazione sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3, lo spettacolo sarà inoltre ripreso e trasmesso in prima tv Giovedì 24 marzo alle 21.15 su Rai 5
Teatro dell’Opera di Roma, Piazza Beniamino Gigli, 1- 00184 Roma | Tel. 06 4817003 – Fax 06 4881755 | ufficio.biglietteria@operaroma.it
Loredana Margheriti