“Nake ha inizio qui, a Sant’Alfio, tra il Castagno dei Cento Cavalli e l’Etna che vedo simbolicamente come una grande dea generatrice, che stupisce e punisce i suoi abitanti. E più la guardo e più percepisco il mondo come organismo vivente e mutevole”. Nilla Zaira D’Urso, studiosa e critica d’arte, ci ha messo due anni a trasformare in residenza una grande casa di campagna sulle falde della montagna, a Sant’Alfio. “Desidero valorizzare la mia terra, il mare siculo, la costa orientale con la storia delle sue dominazioni greche, arabe, spagnole, normanne”, dice Nilla Zaira. Dopo tanto lavoro, impegno, dopo tanta pazienza e tenacia, Nake residenza artistica è pronta per essere inaugurata. “Vivo la nascita di Nake come l’inizio di una sorta di rivoluzione culturale contemporanea, in controtendenza con l’ossessione per l’esterofilia, perché solo a partire dalla promozione del proprio territorio, in termini naturalistici e artistici-culturali, possiamo creare nuovi orizzonti economici, combattendo esplicitamente una politica nazionale che, oltre a non contemplare l’universo giovani, li invoglia a lasciare il nostro paese, che detiene la maggior parte del patrimonio culturale mondiale”. Nake sarà inaugurata da tre pittori: Solveig Cogliani, Danilo Maestosi e Shuhei Matsuyama, “viaggiatori” accolti, dal 4 al 7 ottobre, da questo rifugio per ascoltare “Il respiro dell’isola tra terra, fuoco e acqua”. “Le opere che questi artisti faranno e doneranno saranno il primo nucleo di una memoria storica-artistica e di un ciclo di esposizioni legate all’Etna, il vulcano più alto d’Europa, una rete culturale, che nel futuro potrà riunire simbolicamente i vulcani del pianeta”. E gli artisti colgono la sfida, che sanno essere una sfida benigna. Tornare in Sicilia, dice Danilo Maestosi, romano, al suo attivo personali e collettive ed opere presenti in primarie collezioni in Italia, Germania e Stati Uniti, è sempre per me una grande emozione. Mi aspetto, spiega Solveig Cogliani, romana di origini siciliane, esposta in Italia e all’estero, dalla Svizzera alla Cina, alla Biennale di Venezia come al Maschio Angioino di Napoli, sue opere nelle collezioni permanenti di Fondazione Roma Mediterraneo, della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon, di vedere, anzi di tornare a respirare, ancora una volta, la bellezza e l’energia di quest’isola alla quale sento di appartenere. E poi c’è il vulcano. Da terra di vulcani a terra di vulcani, un legame naturale, come racconta Shuhei Matsuyama, nato a Tokyo nel 1955, da anni residente tra Giappone e Italia, sostenitore del ruolo della Public Art, cinque mostre shin-on in dieci anni alla Biennale di Venezia, tra le sue opere più note la scultura alta 5m a Hakata e la fontana in mosaico a Rieti.