Twitter ha bloccato i profili di diversi media statali iraniani. La società americana, con sede a San Francisco, ha motivato la misura riferendosi ad una serie di “attacchi verbali” nei confronti della minoranza religiosa dei Bahai.
Ma alcuni dei soggetti colpiti ha affermato in precedenza che il blocco era legato ai loro resoconti sulla vicenda della petroliera britannica sequestrata nello Stretto di Hormuz da parte dei Pasdaran.
Un rappresentante di Twitter, invece, ha dichiarato all’Afp che la decisione è stata presa in seguito a “attacchi coordinati e mirati” nei confronti di membri della minoranza dei Bahai, senza però precisare quali sono gli account bloccati.
La minoranza Bahai è da lungo vittima di discriminazioni e persecuzioni in Iran. Il governo di Teheran accusa sovente i Bahai di essere degli “eretici” e e di fare opera di spionaggio a favore Israele.
Dei circa 7 milioni di Bahai nel mondo, sono 300 mila quelli che vivono nella repubblica islamica. L’agenzia di stampa Mehr – considerata il canale di comunicazione dei conservatori moderati del Paese – ha comunicato che il proprio canale Twitter è stato bloccato dopo i suoi resoconti sulla vicenda della petroliera sequestrata. E non risultano raggiungibili neanche i profili dell’agenzia di stampa statale Irna, di quella del Club dei giovani giornalisti così come l’account dell’editorialista Ali Akbar Raefipoor, considerato un falco.
Anche il club dei giovani giornalisti sostiene sul proprio sito Internet che il blocco del social media sia da mettersi in relazione con la storia della Stena Impera, la petroliera fermata dalle Guardie della rivoluzione nello Stretto di Hormuz, causando l’ennesimo inasprirsi delle tensioni nel Golfo Persico.
In teoria, Twitter – così come Facebook – è proibito in Iran. Tuttavia molti rappresentanti di governo fanno uso del servizio di social media.