Amato dagli utenti, inviso ai tassisti. Uber, il servizio di trasporto automobilistico privato che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti tramite un’app, è sbarcato ufficialmente in Italia tre anni fa, debuttando a Milano. Da allora il servizio di ‘car sharing’ è attivo in alcune delle principali città italiane, come Roma e Firenze, ma in più occasioni, come nelle proteste scattate ieri a Roma, Milano e Torino, è finito nel mirino dei tassisti, arrivando persino nelle aule di tribunale.
Fondato da Travis Kalanick e Garrett Camp nel 2009, Uber venne lanciato ufficialmente a San Francisco nel 2010, per poi approdare in varie città di tutto il mondo. Un po’ taxi, ma senza licenza, un po’ servizio di noleggio auto con conducente, chiunque (o quasi) sia in possesso di patente e automobile può improvvisarsi autista. L’importante è essere in possesso di specifici requisiti come ad esempio avere almeno 21 anni di età, la fedina penale pulita e una patente non sospesa da almeno 10 anni.
Ma come funziona Uber? Per prima cosa occorre scaricare l’applicazione, disponibile gratuitamente tramite l’Apple Store per i dispositivi iOS o sul Play Store per i dispositvi Android. Una volta scaricata, per richiedere un passaggio basta toccare le opzioni di viaggio e visualizzarne così gli orari, le dimensioni delle auto e i prezzi delle corse. Quindi va inserito il punto di partenza della corsa, toccare ‘Invia richiesta’ e l’autista arriverà in pochi minuti.
Una volta inoltrata la prenotazione, è possibile visualizzare le informazioni di contatto del proprio autista e i dettagli dell’auto nell’app. Quando viene raggiunta la destinazione, il prezzo della corsa viene addebitato automaticamente sulla carta di credito associata all’account. Senza il bisogno di utilizzare contanti.