L’accordo su un corridoio per il passaggio delle navi cariche di cereali da Odessa sblocca anche quasi duecento milioni di chili di mais per l’alimentazione animale destinati all’Italia che sono ferme nei magazzini ucraini. È quanto stima la Coldiretti nel commentare positivamente l’intesa di massima raggiunta tra Russia e Ucraina con la mediazione della Turchia, anche se a preoccupare è la notizia della distruzione del terminal ucraino per i cereali a Mykolaiv che riduce la possibilità di stoccaggio dei nuovi raccolti. L’Ucraina – sottolinea la Coldiretti – prima della guerra era il secondo fornitore di mais dell’Italia con una quota di poco superiore al 13%, ma garantiva anche il 3% dell’import nazionale di grano, secondo lo studio Divulga. Il fermo delle spedizioni – denuncia la Coldiretti – ha provocato aumento dei costi di produzione con quasi un allevamento da latte su dieci (8%) che in Italia è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Crea.
L’apertura di un corridoio per far uscire le navi cariche di grano da Odessa è inoltre importante – continua la Coldiretti – per salvare dalla carestia quei 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione e risentono quindi in maniera devastante dall’aumento dei prezzi dei cereali causato dalla guerra. Con il via libera alla partenza delle navi cargo si libera – sottolinea la Coldiretti – lo spazio nei magazzini per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane per un quantitativo di stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione, che collocano comunque l’Ucraina al sesto posto tra gli esportatori mondiali di grano.
La guerra coinvolge gli scambi di oltre un quarto del grano mondiale, con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga. Il risultato è che le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale sono aumentate del 34% nell’ultimo anno secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell’Indice Fao a maggio. E a tirare la volata – conclude la Coldiretti – sono proprio i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 19%, lo zucchero aumenta di oltre il 40%.