Investire in riduzione di spreco alimentare e’ una questione etica ed economica. Se si guarda a questa seconda dimensione, diventa anche un’esigenza pratica al fine di salvaguardare il bilancio comunitario. Lo rileva la Corte dei conti europea nella relazione sugli sprechi alimentari pubblicata oggi. In un capitolo dello studio, si pone l’accento del costo degli sprechi in agricoltura. Quello che emerge e’ che la Commissione europea dovrebbe agire per dare un senso e un’efficacia alle spese di sostegno per il settore, principale voce del bilancio comunitario.
Cio’ perche’ nel mondo vengono sprecati principalmente ortaggi (oltre 350 milioni di tonnellate l’anno), cereali (390 milioni di tonnellate l’anno), frutta (250 milioni di tonnellate) e latte (120 milioni di tonnellate). Il sostegno dell’Ue e’ dunque concesso, direttamente o indirettamente, per prodotti per i quali a livello mondiale si verifica un notevole spreco. A livello comunitario, solo per dare un’idea della dimensione del fenomeno, tra il 2008 ed il 2015 nell’Unione europea sono stati ritirati dal mercato 1,8 milioni di tonnellate di frutta e verdura e per oltre 45.500 ettari di terreni vi e’ stata una raccolta prima della maturazione o non vi e’ stata raccolta. Per compensare cio’, l’Ue ha pagato 380 milioni di euro ai produttori interessati. Stando ai dati della Commissione, il 66% dei prodotti ritirati e’ andato sprecato.