Foto Roberto Monaldo / LaPresse 26-09-2023 Roma Politica Camera dei deputati - Esequie di Stato del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano Nella foto Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini 26-09-2023 Rome (Italy) Politica Chamber of deputies - State funeral of the President Emeritus of the Republic Giorgio Napolitano In the pic Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini

Ue, e il voto del centrodestra

Forza Italia ha votato a favore, FdI e Lega hanno votato contro. I partiti del centrodestra si sono espressi sulla rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue in base alle rispettive posizioni e sensibilità politiche. Non è una sorpresa, e anzi si tratta di una scelta di coerenza compiuta dai partiti che compongono la maggioranza di governo e che non ha ripercussioni né sulla sua tenuta né sul ruolo dell’Italia in Europa, a differenza di quello che la sinistra italiana si è affrettata e affannata a sostenere.

“Noi restiamo quelli che siamo: moderati nei toni, ma estremamente fermi nei principi. Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro alcuni nostri principi”, ha spiegato il co-presidente di Ecr ed eurodeputato di FdI, Nicola Procaccini, sottolineando come la piega presa dall’europarlamento è contraria all’istanza di cambiamento giunta dagli elettori. L’esponente di FdI ha poi chiarito di non temere conseguenze negative per l’Italia, “perché l’Italia è uno dei Paesi principali, ha uno dei governi più stabili d’Europa ed è un interlocutore prezioso e necessario”. “I numeri del Consiglio Europeo e quelli della Commissione Europea – ha poi chiarito – saranno diversi da quelli di cinque anni fa, perché i commissari sono espressi dai governi. E i governi sono in maggioranza di centrodestra”. “Credo che nel merito delle singole questioni – ha aggiunto Procaccini – ci saranno molte possibilità per noi di affermare il nostro punto di vista”. “Ovviamente auguriamo buon lavoro a von der Leyen e cercheremo di collaborare nella maniera più efficiente possibile, mantenendo grande attenzione ai contenuti”, ha concluso Procaccini.

Per Forza Italia è stata la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, a chiarire di non vedere alcun rischio per l’Italia. E a rimarcare da un lato la differenza che esiste tra il posizionamento dell’Italia come Paese e quello dei singoli partiti che lo guidano e dall’altro il fatto che le due cose non sono affatto in contraddizione. Ospite a L’Aria che tira, rispondendo a una domanda sull’ipotesi che il voto di FdI su von der Leyen possa avere ripercussioni sul peso dell’Italia, Ronzulli ha chiarito di non vedere questo rischio. “Ricordiamoci – ha sottolineato – che il voto del Parlamento europeo è una ratifica in capo agli europarlamentari, quindi non si tratta del ‘Paese Italia’ dentro l’europarlamento, ma c’è la delegazione di FdI che è un’altra cosa”. “Non è vero – ha poi aggiunto Ronzulli – che Giorgia Meloni sta contrattando per Ecr, sul tavolo della trattativa c’è il nostro Paese, sta trattando le deleghe nell’interesse dell’Italia”.

Si tratta di una dichiarazione che fa chiarezza su due fronti: quello europeo e quello interno. E che è tanto più rilevante in quanto arriva dall’alleato di governo che invece von der Leyen ha deciso di sostenerla. Con buona pace della sinistra, che non vuole o non sa cogliere la differenza tra interesse di partito e interesse del Paese e che pensa che l’unico modo per contare sia la politica del “signorsì”.

In una nota del partito, la Lega ha parlato della conferma di von der Leyen come di un tradimento del “voto di milioni di elettori che chiedevano il cambiamento e che ora subiranno le scelte scellerate degli estremisti verdi”. È stato poi il vicesegretario Andrea Crippa, conversando con i cronisti in Transatlantico, a esprimere la sua “ammirazione” e i suoi “complimenti” non solo per Matteo Salvini, ma anche per Giorgia Meloni, “che nonostante le pressioni e i ricatti non hanno ceduto e hanno mantenuto la schiena dritta”. “Meloni ha fatto quel che il suo elettorato le ha chiesto”, ha aggiunto Crippa per il quale il voto europeo non rafforzerà il rapporto tra Salvini e Meloni per il semplice fatto che “è sempre stato forte, però sicuramente questo voto fa capire che non siamo persone che cedono ai ricatti, non siamo persone che sono sul mercato e possono essere comprate in base a delle finte promesse”. “Siamo persone con la schiena dritta che hanno come unico interesse quello del futuro di questo Paese. Non ci siamo piegati a contatti, trattative che non avevano nessun fondamento per essere portate avanti”, ha concluso l’esponente leghista.

Concetti ribaditi anche da Salvini in un video messaggio sui social, nel quale ha rivendicato che “non possono comprarci e costringerci a chinare la testa. Ma noi saremo a testa alta solo a difesa degli italiani”.

Ursula von der Leyen è stata confermata presidente della Commissione Ue con 401 voti. Si tratta della somma matematica dei partiti che fin da subito hanno fatto blocco per sostenerla: Ppe, socialisti e liberali di Renew. C’è un però: in corso di seduta per la votazione anche i Verdi hanno annunciato che l’avrebbero votata, e i Verdi hanno 53 voti. Dunque, von der Leyen, pallottoliere alla mano, avrebbe dovuto avere dalla sua oltre 450 voti. Ma così non è stato. Se ne deduce che senza la stampella dei Verdi la presidente non sarebbe arrivata neanche alla maggioranza richiesta di 361 voti, impallinata dal voto segreto dei franchi tiratori; che in Europa c’è un fronte che ancora una volta ha pensato di poter vincere facendo somma delle sconfitte. Più che una nuova maggioranza Ursula, si è delineata una minoranza Ursula. Per parte italiana anche la Lega se n’è tenuta fuori. Ma è soprattutto sul voto di FdI che si sono affastellati commenti e analisi, nonostante si tratti di un voto rispetto al quale c’è poco da spiegare: FdI era stata molto chiara sia sull’impossibilità di trovarsi in maggioranza con la sinistra sia sul fatto che le linee programmatiche sul Green deal sarebbero state centrali nella sua valutazione.

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