Ue ennesimo rinvio

Ieri i Ministri dell’Energia riuniti a Bruxelles, non hanno trovato l’accordo sul tetto al prezzo del gas, per mancanza di una sufficiente maggioranza e hanno optato per l’ennesimo rinvio chiedendo alla Commissione di formulare nuove proposte, compreso quella di un tetto temporaneo al prezzo del gas importato. Quindi gli sforzi del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al momento sembrano vanificati anche se appare certo che alla prossima riunione del 7 ottobre sarà approvato il provvedimento. Il Premier vincerà la sua battaglia quando forse per l’Italia sarà troppo tardi. Non è bastato lo sforzo  del Premier per convincere i tedeschi che sull’argomento erano piuttosto sordi. I Paesi dell’Est  a cominciare dall’Ungheria del ducetto Orban, amico di Putin e Salvini, hanno espresso parere negativo nel timore che il tetto al prezzo del gas possa indurre Putin ad interrompere definitivamente le forniture. Per non parlare della freddezza della Repubblica Ceca, Presidente di turno dell’Ue, che ha tenuto un atteggiamento pilatesco. Alla fine  la linea Draghi passerà. Intanto i mercati diretti da uomini di gran lunga più lungimiranti dei politici europei, hanno reagito in modo positivo abbassando il prezzo del gas senza attendere il 7 ottobre. E non ci vuole la sfera di cristallo per capire che senza un freno al prezzo dell’energia l’economia del Vecchio Continente rischia un crac senza precedenti  e gli stessi speculatori potrebbero rimetterci le penne. Lo stesso Presidente Mattarella dall’Albania ha alzato il tiro all’indirizzo dell’Ue, rivendicando il fatto che l’Italia da quattro mesi aveva chiesto di porre un tetto al prezzo del gas. Implicitamente è stato anche un monito verso il sovranismo europeo e soprattutto a quello italiano .La situazione è molto complessa e delicata. Ci sono due schieramenti che si contrappongono: da una parte ci sono quelli che temono che la Russia possa interrompere le forniture da cui continuano ad attingere, dall’altra ci sono quelli che non vogliono imporre un tetto al prezzo in modo generalizzato, così come proposto dall’Italia, per il timore che i fornitori di gas liquefatto possano dirottare le loro navi verso mercati alternativi a quello europeo. Per mettere la parola fine a questa diatriba bisogna attendere la data del 7 Ottobre, quando l’Italia si presenterà con un Draghi dimissionario e con una nuova maggioranza parlamentare indicata dagli elettori. In quell’assise potrà far valere solo il prestigio e l’autorevolezza  del suo Premier, il migliore degli ultimi trent’anni.

Andrea Viscardi

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