Ue, il voto sulla legge per la natura ha messo in crisi la maggioranza Ursula

Il voto al Parlamento europeo sulla legge per il ripristino della Natura ha mandato in pezzi la maggioranza Ursula. Solo la defezione di 21 esponenti del Partito popolare europeo, infatti, ha salvato la discussa legge, mentre i membri del centrodestra divisi tra Ppe (Forza Italia), Ecr (Fratelli d’Italia) e Id (Lega) hanno votato compatti per affossare la legge.

‘La buona notizia è che questa legge sul ripristino della natura dimostra che si stanno facendo le prove generali per una maggioranza politica alternativa all’attuale. Perché questa convergenza che ha sfiorato la metà più uno dei deputati ci fa presupporre che ci sono buone prospettive, per il Parlamento europeo che verrà, di una maggioranza con sensibilità diverse rispetto a quella attuale. Su questo chiameremo a raccolta gli elettori, i cittadini d’Italia e di tutta Europa, perché un’altra Unione europea è possibile e noi la realizzeremo’,   commenta il voto sulla legge sulla natura il copresidente del gruppo Ecr, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini. Ancora, secondo Procaccini, la legge sul ripristino della natura è figlia del Green Chic non del Green Deal, un testo fatto da persone che dalle loro Ztl parlano di natura senza mai averci messo piede’.

Per Procaccini è possibile una maggioranza alternativa alla maggioranza Ursula. Nelle ultime ore l’espressione è stata utilizzata anche da alcuni partiti e gruppi parlamentari per indicare la nascita di un governo sostenuto da una maggioranza simile a quella che, nel 2019, aveva permesso la conferma della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: composta cioè dai partiti conservatori e progressisti, e anche da un pezzo degli euroscettici più moderati.  Nel 2019, il nome di Ursula von der Leyen – ex ministra tedesca della Famiglia, del Lavoro e della Difesa ed espressione dei Popolari – era venuto fuori alla fine di un lunghissimo e complicato negoziato in sede di Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di stato e di governo dell’UE. A luglio, dopo settimane di trattative e incontri con i vari gruppi e partiti, von der Leyen fu confermata presidente della Commissione – l’organo esecutivo dell’Unione Europea – dal Parlamento Europeo, con una maggioranza molto risicata, superando di solo nove voti la maggioranza assoluta.

La plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo ha approvato la cosiddetta ‘legge sul ripristino della natura’ respingendo la mozione di rigetto della posizione negoziale sul regolamento che era stata presentata dalla commissione Ambiente. La legge è stata fortemente sostenuta dai Socialisti, dai Verdi, dalle Sinistre e da gran parte dei Liberali.

Una legge ‘beffa’, che paralizza il settore dell’agricoltura e rischia di creare un effetto ‘recessivo’ su tutto il mercato, nel nome dell’ecologismo di facciata. La legge approvata rende la protezione della natura e il ripristino degli habitat europei un obbligo di legge. Punta, infatti, a servirsi dello strumento legislativo per il ripristino degli ecosistemi degradati e per fermare la perdita di biodiversità. Tra gli obiettivi c’è anche quello di combattere il cambiamento climatico e di ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione e il 15% dei fiumi nella loro lunghezza. Inoltre, sempre entro il 2030, prevede la realizzazione di elementi paesaggistici ad alta biodiversità su almeno il 10% della superficie agricola utilizzata. Tutti elementi che rischiano di gravare in modo insostenibile sulle imprese e di penalizzare pesantemente il mondo dell’agricoltura. E’ una legge che parte da buoni propositi e rischia di fare danni infiniti.

Per il capodelegazione di FdI Carlo Fidanza  il voto sulla legge è un momento importante perché, dopo tanti anni, è emersa una consapevolezza da parte del Ppe rispetto a delle scelte che sono state sbagliate fino ad oggi e noi siamo lieti che sia emersa questa consapevolezza, se vogliamo un po’ tardivamente. Noi – ha aggiunto Fidanza –  fin dall’inizio di questa legislatura abbiamo contestato i paradigmi, i pilastri del Green deal che abbiamo sempre considerato una normativa troppo ideologizzata e troppo penalizzante nei confronti di chi fa impresa, non solo nel mondo rurale, ma anche in tanti altri settori. E il fatto che sia finalmente emersa questa sensibilità ci fa ben sperare per il futuro’, ha precisato ancora Fidanza. ‘Ricordo – ha detto ancora – che ieri abbiamo avuto un altro voto importante dove invece abbiamo vinto, salvando gli allevamenti e il settore zootecnico dall’improvvida estensione della direttiva sulle emissioni industriali ad un settore che nulla c’entra con le emissioni industriali. Quindi ci sono segnali da leggere in bianco e nero ma che ci danno molto ottimismo per la prossima legislatura e speriamo anche per i prossimi mesi’.

‘È la più grande sconfitta di Manfred Weber’. Questa frase è stata ripetuta costantemente a Strasburgo. Perché il via libera del Parlamento europeo al testo ‘Nature’ ha soprattutto assestato un colpo alla linea del presidente del Ppe. Molto più che una vittoria dei sostenitori del Green deal, il voto al Parlamento europeo sulla Legge sul ripristino della natura è un fallimento della strategia di Manfred Weber, il capogruppo del Partito popolare europeo che per piccoli calcoli politici ed elettorali sta compromettendo la posizione di kingmaker dello stesso Ppe nell’Ue. Il testo approvato nella plenaria di Strasburgo è molto meno ambizioso della proposta presentata dalla Commissione per ripristinare il 20 per cento del territorio e delle acque dell’Ue. Weber ha comunque cercato di affondarlo, malgrado sia uno dei pilastri del Green deal di Ursula von der Leyen, che appartiene alla stessa famiglia del Ppe. Lo ha fatto ritirandosi dai negoziati con i gruppi centristi ed europeisti (socialisti, liberali e verdi) e alleandosi con le forze anti europee (i sovranisti dei Conservatori e riformisti europei e l’estrema destra di Identità e democrazia). L’Aventino con le destre di Weber si è rivelato catastrofico. Il Ppe non solo non è stato determinante, ma esce sconfitto come se fosse all’opposizione. L’ipotesi di nuova maggioranza tutta di destra per la prossima legislatura è stata nuovamente screditata. Rafforzata la rivale Von der Leyen, che ora punta al bis alla guida della Commissione con una maggioranza senza i sovranisti La proposta di regolamento sul ripristino degli ecosistemi ‘è chiaramente una prova’, con cui il leader del Ppe Manfred Weber ‘sta testando una maggioranza di destra all’Europarlamento, con i Conservatori dell’Ecr, Id e anche parte di Renew, ormai è un gioco politico, il testo del regolamento non c’entra più nulla’, come afferma il presidente  della commissione Ambiente dell’Eurocamera, il macroniano Pascal Canfin. Il Ppe, che secondo i sondaggi perderà una ventina di deputati alle elezioni europee del 2024, sta cercando di recuperare una parte dell’elettorato rurale presentandosi come nuovo partito dei contadini. Ma le manovre di Weber mirano anche a mantenere il Ppe al centro dei giochi nella prossima legislatura.

L’eurodeputato di FdI Sergio Berlato afferma che la destra ‘sta combattendo contro questa deriva ambientalista che ha preso la Commissione e che ha annoverato una serie di risultati negativi, come quello delle case green, che comporta che i possessori di casa, e in Italia sono più del 60%, siano costretti ad ammodernare dal punto di vista dell’efficientamento energetico le loro abitazioni, e quindi costringono i privati a sborsare dai 50 ai 60mila euro pena l’esclusione dal mercato di queste abitazioni, ovvero non possono né affittare né vendere, e questo è un salasso economico per le famiglie, che magari hanno ereditato le abitazioni’. Berlato ha ricordato anche il provvedimento che riguarda l’eliminazione in Europa dei motori diesel e benzina ‘legandoci a forniture di batterie elettriche che vengono dalla Cina, che ha il 90% del mercato. E poi c’è quello sulla carne sintetica, che ha un approccio che non condividiamo perché eliminerebbe le produzioni di carne delle nostre imprese in Europa per legarsi alle forniture di poche aziende che deciderebbero a che condizioni fornirla, con indici di salubrità che sono da dimostrare’.

La tutela dell’ambiente – ha concluso – è una battaglia che noi condividiamo come priorità, ma si deve coniugare con lo sviluppo del territorio e le esigenze del mondo imprenditoriale, che devono convivere in maniera intelligente’.

Tornando sul voto sulla legge sulla Natura l’europarlamentare di FdI Pietro Fiocchi ha spiegato: ‘Non dovevamo penetrare il fronte liberale, sono piuttosto i liberali che si sono spaccati, anzi non si sono spaccati a sufficienza per ottenere la metà più uno, ma essendoci stati soltanto 12 voti di differenza, se voi sommate i tre gruppi Ppe, Id ed Ecr vi accorgete che se non ci fosse stato anche il contributo di qualche deputato di Renew non avremmo ottenuto il risultato che abbiamo ottenuto’.

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