Ue, Manfred Weber (Ppe) loda Giorgia Meloni: ‘FdI affidabile, l’Italia sarà coinvolta’

Iniziato ieri  a Bruxelles il Consiglio europeo chiamato a definire la “governance” per i prossimi anni, con nomine e maggioranza sul tappeto e la verifica del voto su cui imbastire la nuova legislatura. I giochi, nonostante i negoziatori di Ppe, Pse e Renew abbiano concordato sulla tedesca Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea, il portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio Europeo, l’estone Kqja Kallas Alta Rappresentante, sono ancora da fare,  facendo persino il gioco, di chi è rimasto fuori dall’intesa, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier ceco Petr Fiala, dell’Ecr, e l’ungherese Viktor Orban, che non appartiene a nessuna famiglia politica.

Ppe, Pse e Renew insieme contano su 22 capi di Stato e di governo, cui si può aggiungere, come minimo, il presidente lituano Gitana Nauseda. Non c’è modo, per i due dell’Ecr (Giorgia Meloni e il ceco Petr Fiala), anche unendo le forze con Viktor Orban e con lo slovacco Peter Pellegrini (sostituisce il premier Robert Fico, ancora convalescente dopo l’attacco che per poco non gli è costato la vita), per fermare l’accordo. Ma non tutto è scontato, visto che da parte della presidenza del Consiglio Europeo c’è una evidente volontà di tenere il più possibile i leader a bordo, anche perché Giorgia Meloni a livello Ue è sempre stata collaborativa. Anche una fonte diplomatica europea ritiene che “più ampio sarà il consenso” sulle cariche apicali, meglio sarà”.

Con la premier italiana “si può lavorare”, hanno spiegato ripetutamente fonti Ue. Tuttavia, “il trattato è il trattato, ci sono delle regole”, ricorda l’alto funzionario Ue: quindi, se Ppe, Pse e Renew vorranno scegliere la linea dura, possono farlo. In questo clima, non aiuta il fatto che al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che ha notoriamente rapporti pessimi con Ursula von der Leyen, si attribuisca la volontà di voler impedire un secondo mandato per l’attuale inquilina di palazzo Berlaymont.

Sul Corriere della Sera, il presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber analizza così gli scenari relativi all’elezione di von der Leyen alla guida della Commissione da parte del Parlamento europeo. “Se volete difendere la democrazia, allora rispettate il risultato di 180 milioni di elettori e votate per Ursula von der Leyen: questo è il mio messaggio”, dice, ma chiudendo le porte alla sinistra e ai verdi.  Abbiamo bisogno di un mandato per Ursula von der Leyen anche da parte del Parlamento”.

Poi Weber si rivolge alla leader del Pd. “Voglio sentire da Elly Schlein che si impegna pubblicamente a sostenere von der Leyen. Se non lo fa, si schiera con Orbán. Abbiamo bisogno che i leader si facciano avanti: Scholz, Sánchez, Schlein devono esprimersi pubblicamente e dare una direzione chiara alle loro delegazioni. Il Ppe sostiene Costa e Kallas, S&D e Renew facciano la loro parte. Devo ringraziare il governo italiano perché al Parlamento Ue Fratelli d’Italia ha votato a favore dell’accordo sull’immigrazione stabilizzando la maggioranza”.

Rallentati i flussi irregolari dalla Tunisia grazie alla cooperazione europea sulla gestione dei migranti e l’appello a tenere alta la guardia. Questi i temi forti della lunga lettera della presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, ai capi di Stato e di governo, come sempre in occasione dei Consigli Europei. “Per quanto riguarda la nostra cooperazione sulla gestione della migrazione – scrive von der Leyen –  abbiamo assistito a un rallentamento del ritmo degli arrivi irregolari dalla Tunisia. Con forti investimenti nella formazione e nello sviluppo di capacità, e con il contributo delle autorità tunisine alle continue operazioni anti-traffico”.

“È passato poco meno di un anno – ricorda – da quando abbiamo firmato un memorandum d’intesa per un partenariato strategico e globale con la Tunisia. Affrontare le cause profonde della migrazione e investire nell’economia tunisina e nella transizione verde è una priorità”. Nel dettaglio von der Leyen cita il Tunisia Investment Forum, tenutosi il 12 e 13 giugno. “È  stata l’occasione per riunire il settore pubblico con il settore imprenditoriale, degli investimenti e bancario, evidenziando il partenariato della Tunisia con l’Ue. In quell’occasione l’Ue e la Tunisia hanno firmato un memorandum d’intesa sull’energia”.

Nella lettera di sei pagine von der Leyen ha assicurato che nel prossimo ciclo istituzionale, la Commissione Ue è pronta ad avviare una riflessione su alcune “strategie innovative per prevenire la migrazione irregolare”. Tra queste  anche il tema delle domande d’asilo lontano dalle frontiere esterne dell’Unione europea. Una proposta sostenuta dal governo italiano e in particolare da quello ungherese di Viktor Orban che insiste per far sì che le richieste d’asilo possano essere presentate soltanto nei consolati degli Stati Ue in Paesi terzi.

La presidente della Commissione Ue  promette di «lavorare a monte sulle rotte migratorie» basandosi sull’esperienza dei “meccanismi di transito”. E di agire “in sinergia con i futuri Paesi terzi sicuri designati, come previsto nel regolamento sulla procedura d’asilo”. E ancora: “Lo spirito del patto Ue sulle migrazioni e l’asilo è uno spirito di solidarietà”, si legge nella lettera. “Per garantire che nessuno Stato membro sia lasciato solo ad affrontare la pressione migratoria. Allo stesso modo, nessuna amministrazione sarà lasciata sola di fronte alle sfide legate alla preparazione del nuovo approccio coordinato dell’Europa alla gestione della migrazione”.

Nella conclusione von der Leyen ha ribadito che il dossier migratorio resterà in cima all’agenda europea. “L’aumento significativo degli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo occidentale e dell’Atlantico, nonché lungo la rotta del Mediterraneo orientale, dimostra che non dobbiamo mai abbassare la guardia. E dobbiamo rimanere vigili nei prossimi mesi estivi”.

Il cambio di rotta è sotto gli occhi di tutti così come il supporto determinante dell’Italia. Che ha spinto ad affrontare l’emergenza dei flussi come un problema europeo e non di competenza nazionale. Un elemento cruciale sottolineato dalla premier Giorgia Meloni nella comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio d’Europa.

“Prima dell’insediamento di questo governo il dibattito in Europa si focalizzava unicamente su un punto. Cioè su come redistribuire tra i 27 Stati della Ue gli immigrati che sbarcavano soprattutto in Italia. Ora il paradigma è completamente cambiato. Ma è fondamentale che nei prossimi mesi e anni questo approccio si consolidi e diventi strutturale”. Così Meloni riferendosi alla lettera che la presidente della Commissione von der Leyen. “Il documento va in questa direzione, stabilendo che questo approccio debba rimanere al centro delle priorità anche del prossimo ciclo istituzionale”.

‘Meloni e Tajani hanno organizzato un grande G7, l’Italia può essere orgogliosa. Meloni è molto rispettata. Non lavoreremo con partiti che non sono a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto: no all’Id e a Le Pen in Francia. Ma se i partiti rispettano questi principi, da un punto di vista democratico sono partner ragionevoli e se troviamo soluzioni sui contenuti, lavoreremo insieme. L’Italia è il terzo Paese più grande d’Europa, un membro del G7, una delle più grandi economie europee. Per questo è necessario trovare un modo per includere la posizione italiana nel processo decisionale europeo’, chiude il presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber.

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