Attacco chimico agli Ulivi del Salento, e’ questa la denuncia fatta dal Senatore dei Verdi Bartolomeo Pepe, che lancia l’allarme per tutte le istituzioni ambientali, affinché si intervenga per fermare questa devastazione della natura che costituisce un danno economico e sanitario per l’intera Regione Puglia. La conferenza stampa che si e’ tenuta in Senato e’ stata l’occasione per diffondere l’ennesimo episodio di violazione dei diritti ambientali. “Noi denunciamo una cattiva gestione della moria degli Ulivi del Salento, una mal gestione della politica da parte degli enti preposti che nell’insieme stanno prendendo decisioni contrarie alla salvaguardia degli ulivi e della salute pubblica”, afferma Franco Trinca presidente dell’Associazione NOGM. Per contrastare il fenomeno degli Ulivi contaminati si stanno usando ruspa e pesticidi denunciano gli ecologisti, i quali sottolineano come la vera soluzione sia nell’agroecologia come affermano le leggi nazionali ed europee. “Abbiamo presentato una denuncia alla procura di Lecce per denunciare questa devastazione” spiega il presidente dell’Associazione NOGM. Noi sosteniamo, spiegano le Associazioni, che esiste anche una xilella non patologica, e della opportuna necessità di indagini approfondite che appurino da dove abbia origine questo ceppo patogeno. Il contenzioso e’ aperto ma nel frattempo nella Regione la moria degli ulivi prosegue. Oggi l’area geografica interessata copre una superficie di 1000 chilometri quadrati, dallo Ionio all’Adriatico e da nord a sud. “In questo modo si attacca l’agricoltura ed il Turismo dell’intera Regione” chiosa il Senatore Pepe. Dopo esser stati chiamati ad intervenire per studiare la particolare sintomatologia del disseccamento di alcuni rami degli ulivi, chiamati anche da alcuni nostri attivisti, cittadini sensibili all’ambiente, dei tecnici preposti giunti sui luoghi vi trovano sugli alberi diversi patogeni, insetti e muffe, ma anche un batterio. I primi studi dimostrano essere non patogeno per alcuna coltura e, addirittura, un batterio che esperimenti pubblicati, inoculato nell’ulivo, non ha dato mai sintomatologie patogene. “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di Xylella
fastidiosa appartenga ad una sottospecie, o genotipo, che non infetta né la vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo” , come articolo pubblicato il 30 ottobre 2013 sul sito della Accademia dei Georgofili, per l’approfondimento sul caso degli olivi salentini. Per cui, dai tecnici locali, si è presentato tale batterio, nel Salento, come concausa della sintomatologia degli ulivi; sintomatologia bollata subito come “terribile contaminante epidemia senza alcuna speranza”; finché, poi, nelle uscite sui media più nazionali, dai medesimi tecnici, il batterio trovato è stato presentato come il principale imputato responsabile, il “batterio killer”. E così, è stato anche presentato da tutti gli enti sciacallo, e politicanti, accorsi sulla scena come avvoltoi per banchettare del Salento e sui possibili lauti fondi europei, nazionali e regionali così ottenibili. Per di più l’innocuo batterio potrebbe essere persino endemico ed endofito, come anche ipotizzato da alcuni stimati docenti universitari locali, ovvero presente ovunque e da sempre nel Salento in maniera del
tutto asintomatica. Eppure, senza una diagnosi alcuna, o con una traballante diagnosi, vacillante e scarna, contestata anche pubblicamente da locali ricercatori universitari, si voleva procedere, o meglio, imporre con sanzioni e coercizioni, una terapia sugli ulivi salentini. Li abbiamo chiamati per osservare, analizzare e curare una sintomatologia particolare e poco nota degli ulivi, al fine di un’estate siccitosa, e di una prolungata estate dal punto di vista termico, fenomeno naturale possibile, che ha portato anche quest’anno, eccezionalmente, ad anticipate fioriture autunnali di tantissimi alberi nel Salento, e questi non solo non studiavano e curavano un bel nulla, ma si dedicavano a promuovere l’eradicazione del presunto paziente e di ogni possibilità di sua rigenerazione, avvelenando e cancellando tutto il vivente. Le parassitosi sono fenomeni naturalissimi e transitori, e al più effetti di squilibri in cui intervenire ricostruendo gli ecosistemi, ripiantando di più, anche proprio le piante colpite, e favorendo così anche il ritorno dei predatori naturali, quanto più autoctoni possibile, dei parassiti, per ripristinare equilibri alterati a volte dallo stesso uomo; ricreando gli habitat degli insetti insettivori, le macchie ripariali e dei “sipali”, le stesse che oggi si vorrebbero cancellare nel Salento, in preda alla follia più cupa; non, dunque, cancellando parassiti, piante parassitate o semi-parassitati, e gli eventuali insetti vettori, cancellando ogni insetto ed il loro ecosistema, come nel parossismo intollerabile raggiuntosi con il “mal affaire Xylella”
in Puglia. In Puglia ora, sul “mal affaire Xylella” pendono pesanti gli spettri della speculazione del mercato della biomasse, delle multinazionali della agro-chimica industriale, persino, degli OGM per produzione di biocarburanti, come quelli di mille speculazioni consuma suolo. Sia questa l’occasione per fare rinascere nel segno della salubrità il
paesaggio pugliese, all’insegna delle pratiche virtuose e dei principi che abbiamo raccolto nel “Manifesto per l’urgente riconoscimento del vasto ecosistema dell’uliveto quale Agro-Foresta degli ulivi di Puglia”. Il danno di immagine all’economia salentina creato da questi irresponsabili nel “mal affaire Xylella” è immenso ed inquantificabile, ma è l’ultimo dei problemi oggi, e siamo certi sarà risolto in breve tempo, ora che la stessa Natura, come sempre, dopo le copiose pioggeautunnali, ha smascherato il piano di ecatombe biocida che, taluni,
stavano portando avanti, progettando di fare di 10.000 ettari di Salento, e forse oltre.
Giuliana Patacconi