Umberto Bossi alla Lega: ‘Alla Lega serve un nuovo leader’

La Lega  festeggia il suo quarantesimo compleanno. Ma, di quale lega parliamo?

Una storia che vede Umberto Bossi come assoluto Il protagonista assoluto della Lega è Umberto Bossi che nel 1979 incontra Bruno Salvadori, leader del partito autonomista Union Valdotaine, che lo porta ad abbracciare la causa federalista. Il 12 aprile 1984 nello studio di un notaio di Varese, Franca Bellorini, sancisce la nascita della Lega Autonomista Lombarda, alla presenza di Bossi, della sua futura prima moglie, di suo cognato e di altre tre persone. Il simbolo era quello di Alberto da Giussano, condottiero che nel 1176 guidò la Lega Lombarda contro l’imperatore Federico Barbarossa nella famosa battaglia di Legnano. Bossi, tre anni dopo, diventa il ‘Senatur’ dopo essere stato eletto a Palazzo Madama da segretario della Lega Lombarda, nuova denominazione dell’embrione della futura Lega Nord, partito che nasce ufficialmente solo il 4 dicembre 1989. I fondatori del nuovo movimento sono Umberto Bossi, Franco Castellazzi e Francesco Speroni per la Lega Lombarda, Franco Rocchetta e Marilena Marin per la Liga Veneta, Gipo Farassino per Piemänt Autonomista, Bruno Ravera per Union Ligure, Giorgio Conca e Carla Uccelli per la Lega Emiliano -Romagnola, Riccardo Fragassi per Alieanza Toscana.

Il 20 maggio 1990 si celebra il primo raduno dei leghisti a Pontida, paese in provincia di Bergamo dove nel 1176 nacque la Lega Lombarda di Alberto da Giussano. Lo scoppio dell’inchiesta Tangentopoli non scalfisce la Lega nonostante Bossi venga condannato a 8 mesi nel Processo Enimont. Alle Politiche del ’92 il Carroccio balza all’8,5% ed elegge 55 deputati e 25 senatori, incrementando i propri voti del 7% rispetto a cinque anni prima:  ‘Io sono convinto che questo movimento sia il risultato del lavoro generoso di migliaia di uomini e di donne che si vogliono bene. Che vogliono bene alla città dove vivono, alla nazione cui si sentono di appartenere. Il bambino è cresciuto, ha imparato a camminare con le sue gambe. Ma bisognerà lavorare ancora perché diventi adulto e realizzi le sue ambizioni”, dirà Umberto Bossi a Daniele Vimercati che nel ’92 scrisse il libro ‘Vento del Nord’.

La Capitale, ‘Roma ladrona’, diventa  il luogo dove cercare di attuare il federalismo fiscale e impostare una nuova linea nelle politiche sull’immigrazione. Le elezioni Politiche del 1994 e l’alleanza con Silvio Berlusconi sembrano essere l’occasione giusta per centrare questo obiettivo. Poi, altro, fino alla  caduta del governo Berlusconi che  riporta il Carroccio all’opposizione dal momento che i leghisti non votano la fiducia al governo Monti. L’inchiesta sul tesoriere Francesco Belsito e sulla famiglia Bossi causa un nuovo crollo di consensi e le dimissioni del ‘senatur’ alla segreteria del partito. Una sentenza dirà, poi, che la Lega Nord dovrà restituire allo Stato ben 49 milioni di finanziamenti pubblici usati per scopi privati. Maroni e i suoi prendono quindi la guida della Lega fino al 2013 quando l’ex ministro dell’Interno viene eletto presidente della Regione Lombardia.

Al suo posto arriverà Matteo Salvini che avvierà la trasformazione della Lega da partito secessionista a movimento sovranista, raccogliendo voti anche nel Centro-Sud. Un’operazione di restyling politico-culturale che si compie con la nascita della lista ‘Noi con Salvini’ e la manifestazione del 2015 a Roma, in piazza del Popolo, alla presenza anche di esponenti di Fratelli d’Italia e di Casa Pound. Salvini fa sue le istanze antieuropeiste che Marine Le Pen porta avanti già da tempo in Francia. Ora il nemico numero uno non è più il Meridione statalista e assistenzialista ma l’Ue degli euroburocrati che ci impongono politiche di austerity difficili da digerire. Nel 2017 Calderoli fonda la ‘Lega per Salvini Premier’  dove sparisce la parola ‘Nord’ e ogni riferimento all’indipendenza della Padania. La ‘nuova Lega’ conquista il Sud e alle politiche del 4 marzo 2018 supera il 17%, diventando il terzo partito dietro al Pd e al M5S. Il resto è praticamente storia dei nostri giorni: Salvini stipula un ‘contratto di governo’ con il M5S e diventa vicepremier e ministro dell’Interno del primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Alle elezioni Europee dell’estate del 2019 la Lega, che aveva già vinto tutte le elezioni Regionali disputatesi fino a quel momento (Molise, Friuli, Abruzzo, Sardegna e Basilicata), diventa primo partito col 34%. Le frizioni con gli alleati pentastellati aumentano e le divergenze sulla Tav diventano la classica goccia che fa traboccare il vaso. Il governo cade e la Lega di Salvini passa all’opposizione. Con il Congresso  si consuma l’ultimo atto di un percorso che vede la Lega Nord tramutarsi in una sorta di ‘bad company’ che vedrà Umberto Bossi nominato ‘presidente a vita’ e ‘l’indipendenza della Padania’ come ‘finalità del movimento’, così come prevede l’articolo uno dello Statuto.

La possibilità di avere la ‘doppia tessera’, però, di fatto, porterà a un prosciugamento definitivo della Lega Nord in favore della ‘Lega per Salvini premier’.

Giuseppe Leoni, ex parlamentare e protagonista delle origini del Carroccio, forte amico politico di Umberto Bossi,  è chiaro: ‘Pensavo vi foste dimenticati dei fondatori della Lega per correre dietro a quel cretino di Salvini’.

Nel giorno del quarantesimo compleanno della Lega Umberto Bossi innesca un piccolo terremoto nella sua creatura. Lo fa dettando una aperta sconfessione dell’attuale leadership. Davanti a una torta di cioccolato per i quarant’anni della Lega, il primo segretario federale del partito lancia un messaggio chiaro e non equivocabile.

‘Alla Lega serve un nuovo leader’, dice il Senatur dal giardino della sua villa di Gemonio (Varese), raggiunto da un centinaio di leghisti della prima ora nel giorno in cui si celebrano i primi quattro decenni di vita del Carroccio. ‘Un nuovo leader che vada nella direzione dell’autonomia, che rimetta al centro la questione settentrionale – prosegue lo storico fondatore della Lega -. Se Giancarlo Giorgetti potrebbe sostituire Salvini? Giorgetti è uno bravo, ma non dico niente se no lo massacrano’. Il punto per Bossi è  un altro: ‘Se la base non approva i programmi, non vai da nessuna parte. Diventa una bolla di sapone’. Le critiche di Bossi non erano mancate anche nel recente passato – ‘Salvini ha le sue idee, bisogna vedere se sono quelle giuste’, aveva detto – ma la scomunica odierna ha assunto toni diversi e decisamente espliciti. Con la possibilità che attorno a questa presa di posizione possa prendere forma una corrente di opposizione interna che riunisca dirigenti storici e militanti del Nord per costruire una candidatura alternativa a quella dell’attuale segretario. Un’ipotesi che naturalmente sarà fortemente influenzata dal risultato delle Europee. Al momento, dopo 11 anni di segreteria Salvini, nessuno sfidante si profila all’orizzonte. Il segretario e vicepremier ha annunciato un congresso in autunno, dopo le elezioni europee, che sarà preceduto dai congressi regionali. Ed è chiaro che l’affondo va letto anche in questa chiave. La Lega, argomenta Bossi, ‘all’inizio era un movimento più vicino al popolo, la Lega di quarant’anni fa aveva una base popolare. Noi abbiamo cominciato dal Comune di Varese, ma io domani a Varese per i festeggiamenti con Salvini non ci sarò’.

Parole cui lo stesso segretario ha risposto con diplomatica benevolenza: ‘Alle critiche di Umberto Bossi sono abituato da trent’anni – commenta Salvini -, ne parlo anche nel mio libro che uscirà a fine aprile. Le ascolto con attenzione e gratitudine, rispondo solo che vederlo in salute è il miglior regalo per questa festa’.

la Lega festeggia i suoi quarant’anni con una ‘risottata’ dove tutto nacque. A Varese, ai piedi del ‘Garibaldino’, sotto alle finestre della storica sezione della Lega lombarda, alla presenza di Salvini

Molti liquidano con condiscendenza le sortite bossiane e quelle degli altri anti salviniani. Ma la verità è che tra molti la paura comincia a circolare davvero. Milano trabocca letteralmente di manifesti e immagini di Giorgia Meloni.

I sostenitori di Salvini non sono mai stati sovrapponibili a quelli di Bossi, fin   dalla ‘notte delle scope’ del 2012 che segnò la fine dell’epopea di Bossi, dove Salvini fu uno dei più attivi organizzatori. Eppure, anche se i salviniani minimizzano l’impatto delle opinioni del fondatore sulla Lega e sull’elettorato 2024, il brivido circola. Anche vicino a Salvini.

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