Governo Draghi, sogno o realtà? Tutti ne parlano e in pochi ci credono. Il governo di unità nazionale guidato da Draghi e supportato da Salvini e Renzi ha scosso il mondo della politica e soprattutto ha agitato la maggioranza. In realtà le ripercussioni hanno colpito anche il Centrodestra, con la Meloni che non ha risparmiato critiche al leader della Lega. Ma lo scenario politico proposto dall’ex vicepremier e accolto dal leader di Italia Viva è davvero possibile?
Matteo Salvini ha inaugurato la stagione della responsabilità proponendo un governo di unità nazionale per superare le crisi aperte e per arrivare al voto con una nuova legge elettorale. Giorgetti ha alzato l’asticella facendo il nome di Mario Draghi come possibile premier-garante della coalizione di governo. Da destra a sinistra, tutti hanno respinto la proposta. Tranne uno. Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva si è detto incuriosito dalla “proposta” avviata dalla Lega.
L’interesse mostrato da Matteo Renzi ha allarmato la maggioranza, ma la sensazione è che il leader di Italia Viva abbia solo voluto agitare le acque per aumentare il suo potere contrattuale. Sembra infatti impossibile la realizzazione di un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, anche perché al momento non esisterebbe una maggioranza in grado di dare vita all’esecutivo. Inoltre gli unici due potenziali sostenitori dell’esecutivo guidato da Draghi sono divisi da una nota e accesa rivalità che difficilmente metterebbero da parte per assicurarsi un posto a Palazzo.
Draghi conosce i conti di casa nostra. Conosce la distribuzione dei titoli di stato in pancia alle banche italiane e quelli di quelle straniere. Draghi è un uomo del sistema, nel sistema. Draghi rappresenterebbe uno spauracchio nei confronti dello spread regalandoci qualche mese di stabilità nei confronti dei tassi d’interesse.
Qualunque cosa faccia Draghi o chi per lui, non sarà indolore per le tasche degli italiani. Un governo a guida tecnica, così come crediamo avverrà, Draghi o non Draghi, avrà meno timore a fare scelte forti, non dovendosi successivamente confrontare con il consenso elettorale. Quindi, se così fosse, prepariamoci. Il problema del passato è stato che ai “prelievi forzosi”, di qualunque natura siano stati, non hanno corrisposto altrettante attività di ristrutturazione della macchina pubblica e del Paese stesso.