Un mezzogiorno dimenticato dal Governo. Una storia che si ripete da 60 anni

Non occorrono i dati forniti dallo Svimez o dall’Istat per rendersi conto che in un Paese in crisi come il nostro, la mannaia di Monti e dei suoi super tecnici si abbatte in modo rovinoso su chi è già piegato, ad un passo dal tracollo totale. Basta notare come i tagli alla spesa pubblica, varati dall’esecutivo, andranno ad incidere sull’economia di Regioni come la Campania o la Calabria, rispetto al Veneto o al Piemonte, per rendersi conto che così facendo si rischia di innestare dei processi di protesta sociale difficilmente controllabili. Non tener conto che nel Sud del Paese la maggior fonte di ricchezza viene dal reddito fisso, che in questo momento risulta il più colpito dall’azione del governo Monti che tra i suoi programmi varati per la crescita del Paese ha completamente ignorato il Mezzogiorno d’Italia, è pura cecità o nasconde qualcosa di più turpe. E la storia c’insegna che queste strade possono portare a tragedie immani. Alcuni segnali s’intravedono nell’azione di quei partiti che sono fuori dalla coalizione di Governo che invitano, in modo irresponsabile, a mobilitare le piazze, che in questo particolare momento sono molto sensibili a questi particolari inviti. L’altro aspetto negativo ed al contempo degenerativo è che più si stringono i cordoni della borsa più si rafforza il potere di chi ha in mano la possibilità di spendere le poche risorse rimaste, ridando così fiato a quelle forze occulte che in un connubio scellerato con alcune forze politiche che pescano nel torbido contribuiranno ad arricchire i soliti noti a discapito di un intero popolo. La cosa che più stupisce è la completa subordinazione di forze politiche quali PDL e Pd senza alcun distinguo, per la loro insistente azione politica, che continuano a votare fiducia ad un Governo che sta solo facendo della macelleria sociale, quando invece persino Confindustria, in uno alla Camusso, grida basta a riforme inique che uccidono lentamente il Paese senza creare il benchè minimo presupposto per una crescita economica. Ma quello che non vanno assolutamente sottaciuti sono i tagli alle Università ed alla ricerca in generale,senza vergogna alcuna. Non si pensa ai nostri fisici e matematici che tra i primi hanno scoperto la cosiddetta particella di Dio? Ai tanti giovani studiosi che per poter sopravvivere ed affermarsi sono costretti a scappare all’estero? Tutto fa pensare ad una riforma che sottende implicitamente ad un graduale impoverimento delle strutture scolastiche pubbliche a favore di privati sconosciuti, che in un certo qual modo riescono negativamente a condizionare, soprattutto nel settore sanitario l’efficienza delle prestazioni, così da costringere il cittadino, che se lo può permettere, di ricorrere a strutture private, con aggravio di costi a carico delle Regioni. Una domanda al nostro Premier ed al suo esecutivo sorge spontanea:”Come mai in un periodo di tagli alla spesa sanitaria sono stati stanziati centinaia di milioni di euro per le strutture private?”. “Mistero tutto italiano”.

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