Una leggera flessione della curva nella percentuale dei contagi, una lieve riduzione del numero delle vittime nel “bollettino di guerra” induce ad un cauto ottimismo, ciò può apparire solo un’effimera medicina al morale.
L’analisi dell’evoluzione degli eventi dall’inizio del manifestarsi dell’emergenza, forse porterebbe verso altre considerazioni, non proprio nel segno dell’ottimismo generalizzato.
Di questo si potrebbe disquisire all’infinito: una sottovalutazione del problema, una gestione approssimativa della crisi, la mancanza di un programmazione di interventi sull’emergenza, una iniziale assenza di coordinamento con il settore scientifico, una eccessiva rincorsa all’esposizione mediatica “degli attori protagonisti della gestione emergenziale”? Polemiche e critiche all’infinito che non troverebbero comunque una risposta adeguata.
Ebbene, in questo momento non è ciò che serve al Paese. Servono segnali tangibili di fiducia, non altro: errare humanum est sed perseverare autem diabolicum. Ognuno deve fare la sua parte, senza se e senza ma. L’impegno deve essere corale, la posta in gioco è la più alta, ognuno ha il dovere di mettere a disposizione del Paese le proprie energie. Affermazione forse pleonastica ma quanto mai veritiera.
Le uniche certezze che al momento alimentano fiducia e speranza nel paese sono il personale sanitario e le istituzioni, quelle intese nel senso tale e più completo del termine. Per tutti costoro impegnati nella quotidianità dell’emergenza, non sarà mai sufficiente il nostro tributo di riconoscenza e gratitudine. Talvolta anche i piccoli gesti, espressione della estrema semplicità sono connotati dall’alto valore umano: l’infermiere che mettendo a disposizione il proprio cellulare consente al malato di dare l’ultimo ed estremo saluto ai propri familiari; il personale dell’Arma dei Carabinieri impegnato nella consegna dei farmaci salvavita ad anziani residenti nelle impervie zone di periferia della penisola altrimenti impossibilitati a riceverli; il personale della Polizia di Stato impegnato senza sosta nei controlli del rispetto delle prescrizioni governative, per la salvaguardia e la tutela di tutti noi; il personale dell’Esercito attivo in prima linea nella realizzazione di ospedali da campo e strutture logistiche di supporto, mettendo a disposizione propri medici ed infermieri. Queste ad oggi sono le uniche certezze che alimentano le nostre speranze, (lodate oggi e magari ingiustamente vituperate domani), quelle a cui il Paese si aggrappa nei momenti di disperazione, solo loro e null’altro!
Nella gestione di questa emergenza sanitaria, esiste anche un’altra parte di Paese, quella che si rivela negli irresponsabili comportamenti che poi necessitano degli “interventi riparatori” di chi è impegnato in compiti ben più delicati, distraendo così risorse importanti alle operazioni di assistenza e soccorso. “La paura o la stupidità sono sempre state alla base della maggior parte delle azioni umane” (Albert Einstein).
L’inopportunità di alcune iniziative e provvedimenti, come quella della riduzione delle corse dei mezzi pubblici, sicuramente non hanno facilitato le condizioni dell’acclamato distanziamento sociale, si sono rilevate di fatto iniziative poco indirizzate nella direzione dello scopo. Forse era sbagliato pensare ad iniziative per le categorie tenute a garantire l’obbligo della prestazione lavorativa (personale sanitario, forze dell’ordine operatori di servizi essenziali), incentivandone la mobilità con mezzi propri verso i luoghi di lavoro magari con dei bonus carburanti. Utopia?
La strada è ancora lunga, le iniziative adottate per il monitoraggio dei contagi in aree estese non sembrano realizzabili a seguito degli spostamenti irresponsabili non controllati nell’arco dell’intera penisola. L’indisponibilità di effettuare una mappatura a tappeto della popolazione attraverso i tamponi per l’accertamento dello stato di positività, oggi forse potrebbe rivelarsi tardiva.
Tutti noi, facendo ognuno la propria parte, con comportamenti responsabili nel rispetto delle prescrizioni governative dobbiamo sentire l’obbligo di tutelare ancora quella parte di paese più debole del sotto il profilo infrastrutturale, non ancora messa in ginocchio della pandemia, i cui tempi potrebbero essere più rapidi di quanto si possa immaginare. Ciò solo al fine di evitare conseguenze, che visti i dati attuali, potrebbero davvero rivelarsi devastanti.
La richiesta è quella di invocare e realizzare con i nostri comportamenti un nuovo ritrovato Risorgimento, nel rispetto della memoria del sacrificio delle migliaia di caduti in questa bieca ed assurda guerra, richiamando il senso delle parole di uno degli artefici dell’originario senso di unità nazionale, per troppo tempo rincorso dagli italiani e forse non ancora ritrovato: “Io ripeto la concordia è la prima necessità d’Italia. Dunque i dissenzienti d’una volta, che ora sinceramente vogliono portare la loro pietra al patrio edificio, noi li accoglieremo come fratelli”. (Giuseppe Garibaldi)
Con questo spirito dimostriamo di accogliere anche chi oggi si è offerto di fornire concretamente il proprio aiuto: i medici cinesi, russi e cubani .