La celiachia o malattia celiaca è una malattia immunomediata dell’intestino tenue. Può colpire individui di tutte le età e riconosce una predisposizione genetica. Generalmente i sintomi si presentano allo svezzamento. Tra i sintomi vi sono diarrea cronica, dolore addominale, gonfiore addominale, ritardo della crescita nei bambini e astenia. In certi casi, forme atipiche, questi sintomi possono essere assenti e possono esservi sintomi extraintestinali, tra cui sintomi neurologici e correlati al malassorbimento; in questi casi la diagnosi è spesso fatta in età adulta.
Tra le cause della celiachia rientrano sia fattori ambientali sia fattori genetici. I fattori ambientali sono rappresentati dal glutine, ovvero la componente proteica delle farine di frumento, orzo, segale. Il glutine di frumento è a sua volta costituito da gliadine, che sono proteine solubili in alcool, e glutenine, proteine alcool-insolubili.
Per la diagnosi della malattia celiaca, una esofagogastroduodenoscopia o EGDS del duodeno (di là dal bulbo duodenale) o del digiuno viene spesso eseguita. È molto importante ottenere campioni multipli (4-8) dal duodeno, perché non tutte le aree possono essere colpite allo stesso modo e ciò comporta il rischio di ottenere un falso negativo, se il prelievo bioptico è effettuato per caso su tessuto intestinale sano.
La dieta senza glutine è un’alimentazione che prevede al suo interno solo ed esclusivamente cibi che non contengono glutine. Cosa che è più facile a dirsi che a farsi in una alimentazione come quella italiana che si basa su concetti quali pasta, pizza e pane.
La dieta senza glutine è l’unico modo per un celiaco di non vedere manifestarsi i sintomi della celiachia ed è attualmente l’unica cura possibile contro l’intolleranza al glutine.
Significa eliminare ogni tipo di alimento che contenga glutine e sostituirlo con una variante certificata come priva di glutine (caratteristica anche detta gluten-free). Oramai in quasi tutti i supermercati esiste uno spazio dedicato ai celiaci con prodotti senza glutine i cui prezzi sono scesi di molti rispetto ai costi probitivi che si rilevava solo qualche anno fa.
Prima di scegliere una dieta gluten-free bisogna comunque avere in mano la diagnosi di celiachia. Questo è il consiglio dei medici che non tutti seguono. Perché il test dirimente per valutare la presenza o meno della malattia autoimmune fa passare a molti la voglia di ottenere il responso. Attualmente l’esame in grado di distinguere con elevata accuratezza i celiaci dai non celiaci consiste, come si diceva, in una gastroscopia con biopsia duodenale. In futuro, però, potrebbe essere sufficiente un prelievo del sangue.
Molte persone con sensibilità al glutine seguono diete gluten-free senza consultare il loro medico per escludere la celiachia. In questi casi, le linee guida raccomandano di testare la reazione al glutine con un consumo giornaliero fino a 8 settimane per poi sottoporsi a una procedura endoscopica per una biopsia sul tessuto prelevato dall’intestino tenue (duodeno). L’esame del sangue può sostituire sia il carico di glutine che la biopsia duodenale.
Il test è quindi più bravo a escludere la patologia che a confermarla e potrebbe essere particolarmente utile proprio per sapere se ha senso o meno proseguire una improvvisata dieta gluten-free.
Moreno Manzi