A febbraio 2022 ci sarà la votazione per il Presidente della Repubblica, ma continua a impazzare il toto nomi sul prossimo inquilino del Colle, tra sondaggi e retroscena dell’ultim’ora.
E se al Quirinale fosse eletta una donna? I tempi sono maturi, tra petizioni lanciate, a cominciare dalla quella del Fatto quotidiano per la senatrice Liliana Segre declinata in tempi record (“grazie della stima. Non ho la competenza. E ho 91 anni”) e i tanti nomi circolati (da Cartabia, posizionata dai sondaggisti tra il terzo e quarto posto dopo Mattarella bis e Draghi, fino a Rosy Bindi), per la successione a Sergio Mattarella questa volta una presidente donna “sarebbe una bella prospettiva”, come ha detto nei mesi scorsi Romano Prodi. E’ vero anche che il ruolo del Quirinale dipende da chi ci mandi e da quanto è debole il sistema politico che gli gira attorno, ma chi più di una donna sarebbe in grado di gestirlo con diplomazia, competenza, intelligenza e praticità. L’8 marzo il Capo dello Stato Sergio Mattarella esortava nel suo messaggio ad ascoltare le donne perché “vuol dire rendere migliore la nostra società”. Negli ultimi due secoli “sono state protagoniste di importanti rivoluzioni sociali e culturali, sono state – spesso e in diversi ambiti – i motori del cambiamento”.
‘Per affrontare le sfide che il futuro ci presenta c’è bisogno di valori femminili, questo Paese ha bisogno di donne, la politica ne prenda consapevolezza, le forze economiche e sociali facciano sentire la propria voce: il tempo di una donna presidente della Repubblica italiana è maturo’. A dirlo è Antonella Giachetti, Presidente di AIDDA, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, che il prossimo 4 dicembre a Napoli lancerà una campagna sul tema, un’iniziativa di sensibilizzazione nazionale sul persistere di scarsa presenza femminile nelle istituzioni e nella politica e sulla necessità di un segnale forte per la presenza femminile nelle istituzioni, in grado di segnare una svolta a tutti i livelli.
La campagna si chiama ‘Una donna al Quirinale, l’idea è lanciare una petizione popolare, anche virtuale: serve coraggio, in un piano di trasformazione del sistema c’è bisogno delle donne e del valore della cura di cui le donne sono naturalmente portatrici, eppure l’ultimo passo, il passo nei luoghi delle grandi scelte, si rivela sempre complicato: adesso è il momento di compierlo, di spingersi in avanti.
E stavolta una grande mobilitazione dell’associazionismo e delle forze sociali ed economiche può contribuire.
Da anni, prima ancora di Mattarella, circola per ogni elezione il nome di Emma Bonino.