La necessità di un patto.
Ci si sente tutti impauriti, ma bisogna costruire una risposta che non sia la solita reazione retorica o la sottovalutazione dell’allarme. Lo sfascio degli Stati usciti dal colonialismo, il terrorismo e le ondate migratorie, sono fenomeni tra loro legati a doppio filo, che impongono una risposta ferma e globale. Non si può voltare lo sguardo dall’altra parte e sostenere che gli iracheni, i siriani o i tunisini devono combattere l’Isis da soli. I tempi sono ormai giunti al termine ed occorre aiutare tutti coloro che combattono l ‘holding del terrore. Occorre costruire un’alleanza internazionale che sia in grado di riprendersi il controllo dei territori del Califfato, perché l’Isis è solo uno dei tanti volti che il fondamentalismo islamico ha assunto nella guerra civile dentro il proprio mondo e che cercherà di estendere anche in occidente. Bisogna ripensare alle regole sull’accoglienza e l’asilo dei migranti ed alla loro eventuale integrazione. Si devono creare appositi corridoi per chi scappa dalla guerra in Siria ed in Africa, identificarli con un nome e cognome, senza lasciarli in mano agli scafisti senza scrupoli che gestiscono le rotte verso le coste italiane. E’ ovvio che occorrono risorse da investire in personale ben addestrato e soprattutto in tecnologie avanzate che permettano l’identificazione in tempo reale delle persone, con la costituzione di una banca dati, pronta all’uso e a disposizione anche di altri stati che potrebbero trovarsi nella nostra stessa situazione. Certamente ci vorrà tempo, ma nell’immediato occorre un’azione corale dell’Europa, magari guidata dall’Italia che come paese è geograficamente più esposta, per porre fine ai crimini che quotidianamente vengono perpetrati sulle coste libiche e nel canale di Sicilia. Salvare la vita dei naufraghi è un dovere morale e civile e sbagliano quanti, approfittando delle tragedie come quelle di Sousse, Lione e Kuwait City hanno reazioni isteriche, finalizzate alla ricerca di consenso elettorale e non portano a nessun risultato utile.Per quanto riguarda l’Italia,l’ Islam presente è frutto di flussi migratori odierni e non della storia del colonialismo, come quello francese e britannico. Infatti gli attentatori in Francia non sono clandestini dell’ultim’ora, ma francesi a tutti gli effetti , padri di di famiglia, ma questo non vuol dire abbassare la guardia .Quindi esercitare un severo controllo su quelli che sbarcano dalle navi è una prerogativa di uno Stato sovrano. Quello che è necessario è che non dobbiamo contrapporci in modo ottuso ad identità religiose e culturali diverse, ma trasmettere a loro il rispetto per i nostri simboli nazionali, il rifiuto della violenza in nome di una fede religiosa, la parità tra uomo e donna. Il confronto con l’Islam, la gestione dei flussi migratori, la sicurezza contro i mercanti del terrore, saranno i grandi temi del mondo moderno e ci accompagneranno per molti decenni. Questa è una guerra che non possiamo permetterci di perdere.