La crisi umanitaria che da mesi si sta consumando nelle foreste al confine tra Bielorussia e Polonia non ha ancora trovato soluzione. Per un breve momento la drammatica situazione ha attirato l’attenzione pubblica: le immagini di migliaia di rifugiati provenienti dall’Iraq, Siria, Yemen e da altri paesi, raggruppati nel lato bielorusso del confine in condizioni inumane, hanno suscitato indignazione tra i cittadini europei. Sulla questione sono state avanzate analisi geopolitiche e pronunciati fiumi di parole, ma nei fatti -finora- le risposte politiche sono state solo di carattere repressivo: annunci di sanzioni da una parte, militarizzazione dell’area dall’altra.
Così oggi, 14 gennaio 2022, mentre scriviamo queste righe, il dramma umanitario continua su entrambi i lati del confine, e nessuna risposta adeguata sembra ancora essere stata trovata. Dal settembre 2021 il governo polacco ha dichiarato zona d’emergenza quella lungo la linea di demarcazione territoriale con la Bielorussia. I migranti che sono entrati nell’Unione Europea attraversando il confine polacco-bielorusso si sono ritrovati in una pericolosa area militarizzata dove medici, sanitari, giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni non governative e delle istituzioni europee non hanno accesso.
Lontano dagli occhi e dal cuore dell’Europa si continua a morire sulla frontiera della vergogna. Ma morire non basta. Prima ci sono le torture con le scariche elettriche, le percosse con i bastoni e i calci delle pistole, i giochi delle guardie, che liberano i cani, e solo chi corre abbastanza velocemente si salva. Ci sono bambini separati dalle famiglie, che vagano soli nella foresta finché qualcuno non li troverà. Nella foresta Białowieża, una delle ultime foreste secolari in Europa, migliaia di uomini, donne e bambini stanno morendo di ipotermia, sete, fame e mancanza di accesso agli aiuti medici salvavita. Ad oggi sono 21 i morti certi tra i migranti bloccati alla frontiera, ma potrebbero essere dieci, cento volte di più. L’ampia rassegna stampa che proponiamo di seguito testimonia le violazioni dei diritti umani che da mesi vengono denunciate.
Alla fine del mese di novembre 2021 Fondazione CIS di Verona, in collaborazione con InfoGiovani VeronaVicenza e la testata giornalistica GrilloNews.it, hanno avviato la campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi denominata «Una luce di speranza nella crisi umanitaria al confine tra Polonia e Bielorussia», tesa a sostenere le iniziative umanitarie autofinanziate di Caritas Polonia, i cui volontari sono da mesi impegnati a soccorrere e a portare aiuti di ogni genere ai rifugiati, rischiando a loro volta sanzioni e violenze. Nel ringraziare le persone, le parrocchie veronesi e vicentine e le aziende locali italiane che si sono finora fatte avanti con donazioni e gesti concreti di solidarietà, Fondazione CIS rilancia l’invito a tenere accesi i riflettori su questa crisi e avvia una nuova raccolta fondi straordinaria denominata «Per Caritas Bielorussia», volta a far giungere un aiuto concreto anche dall’altra parte del confine, dove la situazione in cui si trovano ad operare i volontari della Caritas bielorussa è ancora più precaria -anche a causa delle scarse risorse economiche a disposizione- e rischiosa.
Le donazioni raccolte da Fondazione CIS saranno prontamente inviate all’organismo caritativo bielorusso attraverso il supporto di Caritas Italiana, quale segno di vicinanza e sostegno a quanti si stanno dando da fare per portare soccorso umanitario.
Se vuoi, puoi dunque sostenere questa iniziativa con una donazione tramite bonifico bancario sul conto di Fondazione CIS, inviando poi una e-mail a info@fondazionecis.com con tuoi dati: nome e cognome, residenza e codice fiscale. Saremo così in grado di ringraziarti e spedirti la quietanza da utilizzare al momento della dichiarazione dei redditi: le donazioni a Fondazione CIS sono infatti deducibili o detraibili.
Destinatario: Fondazione CIS
IBAN: IT28 I 03069 59968 100000000239 [Banca Intesa San Paolo – Filiale di Villafranca di Verona]