Una scommessa da non perdere.

Soddisfatto per l’accelerazione dato al piano vaccinale, grazie anche alle capacità di organizzazione del Commissario Straordinario, Gen Figliuolo, Il Premier si concentra sulla definizione del Recovery plan. Prima della fine di Aprile intende presentarlo alle camere per l’approvazione. Per Draghi è una scommessa da non perdere. Un dovere a cui non può sottrarsi, un’opportunità da cogliere, vista la mole di risorse finanziarie messa a disposizione fino al 2026. E con questo, recuperare quella competitività persa negli ultimi dieci anni nei confronti dei principali partner europei e internazionali. Per questo motivo il Presidente del Consiglio segue con molta attenzione, in prima persona, una serie di riforme, a cui più volte si è gridato di por mano, ma nulla di fatto è mai accaduto: semplificazione amministrativa e giustizia. Riguardo alla prima, dovrebbe essere varata a maggio per accompagnare i finanziamenti in arrivo e per ridisegnare il metodo di funzionamento di quella macchina dello Stato che è ormai ad un bivio storico e sociale. Mario Draghi è conscio che il Paese si trova ormai difronte all’ultima spiaggia e avverte su di sé il peso di questa responsabilità. Questa sua preoccupazione traspariva in modo evidente durante la conferenza stampa seguita ai provvedimenti sulle riaperture. Un’Italia che deve ripartire e crescere più degli altri Paesi europei per recuperare il gap dell’ultimo decennio. Ma l’altra sfida del Premier è la riforma di quella giustizia che nell’ultimo decennio ha ingessato il Paese impedendone la crescita. A questa sta lavorando il Ministro preposto, Marta Cartabia, che dovrà essere rivoluzionaria e radicale in tutti i suoi settori, civile, penale, amministrativa, e dovrà necessariamente veder la luce verso la metà dell’anno. per accompagnare l’Italia verso la ripresa. Altrettanta prioritaria dovrà essere la riforma delle imprese, incentrata sull’innovazione tecnologia e scientifica e degli investimenti ad essa connessi, sulla quale siamo in netto ritardo, ma in buona compagnia con tutti i gli altri Paesi europei, nessuno escluso. Si tratta di una serie di riforme e di iniziative in materia economica su cui Draghi mantiene ancora il massimo riserbo, ma che per lui sono fondamentali. Ma lui non tralascia quelle costituzionali a patto che i partiti glielo consentiranno. Il messaggio che il Premier ha mandato al Paese e all’UE è chiaro e inequivocabile: la pandemia ha fatto saltare tutti gli schemi di politica economica, nazionale ed europea. Chi dovesse  pensare ancora ai parametri del deficit di bilancio, vuol dire che ha gli occhi rivolti al passato e non al futuro . Questa è la convinzione e anche la scommessa di Mario Draghi.

Andrea Viscardi

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