Un’alimentazione sana allunga la vita

 Nutrirsi è fondamentale. Tanto che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nutrizione adeguata e salute sono da considerarsi diritti umani fondamentali, assai correlati l’uno all’altro. Lo stato di salute delle popolazioni, sia ricche che povere, del pianeta è fortemente influenzato dal livello e dalla qualità della nutrizione. Una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie, e di gestione e trattamento in molte altre. Secondo l’Oms, ad esempio, sono quasi tre milioni le vite che si potrebbero salvare ogni anno nel mondo grazie a un consumo sufficiente di frutta e verdura fresca.

La proporzione dei tipi di alimenti e la qualità dei cibi che mangiamo sono alla base di uno sviluppo umano completo, sia fisico che mentale. D’altra parte, cibi di cattiva qualità, contaminati o non conservati correttamente possono costituire fattori di rischio consistenti e sono causa di malattia e morte per milioni di persone ogni anno. Inoltre, anche una alimentazione squilibrata o scorretta può generare condizioni di disordine o vere e proprie patologie che risultano, in molti casi, addirittura mortali.

Cambiare abitudini a tavola, passando da una dieta scorretta a un regime alimentare salutare, procura vantaggi sempre, anche quando si ha la sensazione che tutto sia perduto. L’importante è essere costanti, non basta il sacrificio di un giorno o di una settimana, per intenderci.

A sostenerlo sono i ricercatori dell’Harvard School of Public Health che per dieci anni hanno osservato attentamente cosa c’era nel piatto di 70 mila persone, dimostrando che rispettare a lungo le regole della nuova dieta allunga la vita. Chi per 12 anni sta per lo più attento a ciò che mangia, sgarrando solo in occasioni limitate, riduce il rischio di morte prematura del 20 per cento.

Quali sono le scelte giuste? Per esempio, suggeriscono i ricercatori di Harvard, ridurre le porzioni giornaliere di carne rossa e lavorata per sostituirle con noci o legumi, come fagioli e lenticchie. Chi segue il suggerimento acquista anni di vita, allontanando la possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari. E vale anche il contrario: peggiora l’alimentazione, aumenta il rischio di morte prematura.

I dati che hanno portato a queste conclusioni provengono da due giganteschi studi, fonte preziosa per altre innumerevoli ricerche. Stiamo parlando del Nurses’ Health Study, un monitoraggio della salute femminile e dell’Health Professionals Follow-Up Study, una indagine sulla salute maschile. Entrambi gli studi erano incentrati sul personale sanitario, sono duranti decenni e sono stati condotti ad Harvard. Bastava uscire dai propri uffici, quindi, per trovarsi a portata di mano un patrimonio di informazioni senza precedenti.

I partecipanti ai due studi compilavano ogni quattro anni un questionario su cosa mangiavano, quanto e con quale frequenza. Le loro risposte venivano poi analizzate ricorrendo a tre diversi sistemi di valutazione, tra cui Alternate Healthy Eating Index, la scala più in voga negli Usa per ‘votare’ la qualità del cibo. I risultati hanno mostrato un’associazione tra alimentazione e salute. Trattandosi di un campione omogeneo per condizione socio economica, visto che tutti i partecipanti avevano un impiego simile, le conclusioni non sono influenzate da fattori sociali o economici.

Al concetto di sicurezza alimentare, intesa come diritto a una quantità equa di alimenti per ciascun essere umano, si aggiunge quindi una sicurezza intesa come preservazione della qualità organolettica e microbiologica degli alimenti, oltre che della loro tipicità e tradizione.

Una nutrizione corretta costituisce, assieme a una adeguata attività fisica e al controllo di altri fattori di rischio, come il fumo o l’alcol, un elemento fondamentale nella prevenzione di numerose condizioni patologiche. E’ infatti ormai stato dimostrato che lo stile di vita e le scelte alimentari agiscono in modo incisivo nella possibilità di evitare lo sviluppo di malattie, di controllarne l’evoluzione o, al contrario, provocarne l’insorgenza.

Naomi Sally Santangelo

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