Il 23% delle vittime della tratta di esseri umani nel mondo sono bambine e adolescenti: lo denuncia oggi l’Unicef, alla vigilia della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, che si celebra il 30 luglio. Nell’Unione Europea, si legge in una nota, la forma di tratta più comunemente segnalata è quella ai fini di sfruttamento sessuale, una forma di violenza di genere che colpisce in modo sproporzionato le donne e le ragazze che rappresentano il 95% delle vittime registrate. Secondo l’ultimo rapporto globale sulla tratta di esseri umani molti Paesi hanno riportato negli ultimi anni un aumento delle vittime di tratta, fenomeno dovuto sia al miglioramento delle procedure di individuazione delle vittime e dei trafficanti, sia ad un possibile aumento dell’incidenza. Le donne e le ragazze coinvolte nella tratta a scopo di sfruttamento sessuale, subiscono violenze e abusi che includono anche la deprivazione della libertà personale, violenze economiche, fisiche e sessuali che portano a conseguenze gravi e talvolta pericolose per la vita stessa.
Il rapporto di Women’s Refugee Commission (WRC) lanciato in Italia lo scorso marzo in collaborazione con Unicef, attestava come proprio lungo la rotta del Mediterraneo centrale resta alto il rischio di violenza sessuale per i migranti e rifugiati che si muovono verso l’Italia. Si tratta di un problema diffuso nei Paesi d’origine, nei Paesi di transito, e che a volte si trasforma in sfruttamento nei Paesi d’arrivo. L’Unicef lancia oggi un booklet per rispondere a domande frequenti sulla violenza sessuale, un fenomeno complesso che va affrontato anche considerando le specifiche vulnerabilità dei minori stranieri non accompagnati, che rappresentano una delle categorie più a rischio. Secondo un’indagine condotta su U-Report on the Move, piattaforma digitale utilizzata da Unicef per dare voce ai giovani migranti e rifugiati ospitati in Italia, circa il 20% dei rispondenti non cercherebbe supporto medico o psicologico in caso di violenza sessuale, gestirebbero piuttosto da sé il problema; un ulteriore 6% delle ragazze e 14% dei ragazzi affermano che ignorerebbero il problema.
Informare – spiega l’Unicef nella sua nota – è una necessità. Il dato evidenzia quanto siano importanti una corretta informazione e l’orientamento verso i servizi volti a garantire adeguato supporto. Un percorso che deve coinvolgere anche gli operatori e gli altri attori del sistema di protezione così da favorire la presa in carico dei sopravvissuti, considerando la diversa provenienza, l’età, il genere e i bisogni. In risposta all’emergenza, dalla fine del 2016, l’Unicef porta avanti un programma in Italia a sostegno dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati, che mira alla loro protezione e inclusione sociale. Dal 2018 l’Unicef ha investito parte delle risorse anche sulla violenza di genere, e in particolare sessuale, combinando un duplice approccio incentrato sul supporto ai servizi e sul rafforzamento dei sistemi di protezione.
Grazie al programma, l’Unicef è impegnato a supporto di giovani e bambini nella diffusione di informazioni sulla violenza sessuale e sui servizi disponibili, tramite sessioni frontali e attraverso l’utilizzo dei canali di comunicazione digitale più utilizzati dai giovani. Il materiale è rivolto a – e sviluppato con – giovani e ragazzi minori migranti e rifugiati. Il booklet con le 12 domande sulla violenza sessuale – che spiegano cos’è, come riconoscerla, cosa fare nel caso in cui si è sopravvissuti a violenza o per supportare in maniera adeguata altri sopravvissuti – ha l’obiettivo di diffondere informazione chiave sulla violenza sessuale. Il materiale, disponibile in inglese, francese, italiano e arabo è scaricabile gratuitamente al link: https://www.unicef.org/eca/reports/questions-and-answers-about-sex ual-violence.