Tutto esaurito in Aula al Senato per la seduta mattutina sulle unioni civili con i banchi dei gruppi al completo. Presente anche, tra le fila di Forza Italia, il senatore Niccolò Ghedini, tra i più assenteisti di questa legislatura. Nonostante ieri il presidente del Senato avesse spiegato i provvedimenti contro i ‘falsi presenti’, Maurizio Santangelo, senatore M5s, ieri aveva denunciato nell’Aula del Senato la presenza della scheda di Giorgio Napolitano prima di una votazione a cui non partecipava, oggi scova un altro furbetto, e questa volta si tratta di Altero Matteoli. Il presidente Pietro Grasso ha fatto rimuovere la tessera, che certifica la presenza in aula del senatore se inserita nel meccanismo di votazione. L’episodio avvenuto ieri nell’Aula del Senato ha rappresentato un problema procedurale che non cambia le posizioni in campo nel merito del provvedimento. Per quanto riguarda il Pd, l’assemblea del gruppo del Senato ha approvato l’impianto del ddl Cirinnà e si è impegnato a votarlo, lasciando libertà di coscienza su tre emendamenti. Non ci sono ragioni per modificare questa posizione e su questa linea ci aspettiamo coerenza da tutto il gruppo dirigente del Pd e dal suo segretario, scrivono in una nota i senatori del Pd Broglia, Casson, D’Adda, Dirindin, Fornaro, Gatti, Giacobbe, Gotor, Guerra, Guerrieri, Idem, Lai, Lo Giudice, Lo Moro, Manassero, Manconi, Martini, Migliavacca, Pegorer, Ricchiuti, Sonego. In realtà si fa incerto il destino del ddl Cirinnà. Come chiesto dal capogruppo del Pd Luigi Zanda, il presidente del Senato Grasso ha convocato la conferenza dei capigruppo, e la senatrice Pd di area cattolica Rosa Maria Di Giorgi dice addirittura che non è escluso un ritorno del testo in commissione, cioè la strada auspicata dalla piazza del Family day. Ma ad uscire sconfitta da questo delicato passaggio parlamentare è soprattutto Monica Cirinnà, l’esponente Pd che ha sempre difeso la linea di procedere, comunque vada, e ora si trova dinanzi a un fallimento che è politico, ma anche personale, e annuncia l’addio alla politica: ‘Lo so che ho sbagliato a fidarmi del Movimento 5 Stelle e pagherò per questo. Mi prendo la mia responsabilità politica di essermi fidata di loro. Concluderò la mia carriera politica con questo scivolone e ne prendo atto: ‘Il 2081, cioè il disegno di legge sulle unioni civili, ora all’esame all’aula del Senato, lo abbiamo scritto, nella sua ultima versione, per rispettare la scadenza voluta da Renzi del 15 ottobre, io, Tonini e Lumia nella stanza di Tonini. E questa versione rappresentava l’accordo raggiunto nel Pd sulla materia ed era nel totale rispetto del programma di Governo’. Per contro, esultano le opposizioni, in particolare Forza Italia che, con Renato Brunetta, tira le somme: ‘E’ la prima, vera e inesorabile sconfitta di Renzi’. Dure critiche al Movimento cinque stelle arrivano dalle associazioni del movimento Lgbt, che hanno scritto una lettera e i cui attivisti sono stati protagonisti, di fronte alla buvette in Senato, insieme alla ex parlamentare Pd Anna Paola Concia, di un’accesa discussione con i senatori M5s Paola Taverna e Alberto Airola: ‘Non votare quell’emendamento significa lasciare le sorti della legge in mano a chi vorrebbe anche solo una legge di facciata per rispondere a quanto ci viene richiesto dalla Corte europea dei Diritti umani, e dalla Corte costituzionale. Ai senatori del movimento consigliamo di farsi un giro sui social network per avere un’idea, anche minima, della delusione e della rabbia che le loro decisioni stanno provocando nella comunità Lgbt’. Ora che Grillo è più democristiano, il vaffa day gay lo organizzeremo noi, è l’annuncio che arriva da Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay center: ‘In queste ore stiamo facendo il punto tra tutte le associazioni ma pensiamo di lanciare presto una giornata di manifestazioni di piazza. Dal Senato è venuta una pagina veramente triste. Le unioni civili sono un fatto di democrazia e di civiltà, non una guerra tra i partiti e i partitini’. Ora resta da capire come i dem proveranno a superare l’impasse, ovvero se accettare uno stralcio della ‘stepchild adoption’, oppure insistere con l’emendamento Marcucci, il canguro che permetterebbe di evitare decine di voti segreti e centinaia di proposte di modifica, cercando in Aula i voti favorevoli. Matteo Renzi è furioso con i grillini per la loro marcia indietro al Senato, e la mattinata è stata fitta di riunioni a Palazzo Madama dove di prima mattina è arrivata la ministra Boschi, accompagnata dal sottosegretario Luciano Pizzetti, e si è intrattenuta in una riunione con il capogruppo dem, Luigi Zanda, insieme ai senatori Marcucci, Lumia e Russo. Si discute non solo se spacchettare o meno l’emendamento in questione, dando così la possibilità di portare in porto almeno la parte del provvedimento sui diritti, lasciando un grosso punto interrogativo sulle adozioni, per cui si potrebbe profilare tanto lo stralcio, quanto una exit strategy fatta di correzioni agli emendamenti già presentati. Ad esempio quelli a firma Lumia che rimandano alla decisione del giudice, al quale si potrebbe aggiungere poi una formula di preaffido sulla scia delle proposte dei cattodem (emendamento Lepri). Ma secondo alcuni sul tavolo sarebbe anche valutata la stessa permanenza del Marcucci.
Roberto Cristiano