Un ''Canguro'' tra i banci del M5S in Senato durante le votazioni emendamenti del DDL sulle Riforme, Roma, 30 Luglio 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Unioni civili, Pd ancora diviso. Si vota oggi il ‘super canguro’

‘Unioni civili’ ripartono in Senato. Dopo i primi voti della settimana scorsa oggi ci sarà la prova del nove a Palazzo a partire dalle 16.30. E il Pd, al momento, arriva diviso all’appuntamento con tre ore di riunione senza un esito. La mancata sintesi interna al gruppo più grande del Senato rende ancora più incerto l’esito delle votazioni sul ddl Cirinnà, nel quale il nodo rimane sempre quello delle adozioni. Erano in tanti ieri nella sala del direttivo Pd al Senato con il presidente Luigi Zanda. C’erano il ministro Maria Elena Boschi, il vicesegretario dem Lorenzo Guerini, Micaela Campana e Andrea Marcucci, primo firmatario dell’emendamento cosidetto ‘super canguro’. E c’era una folta delegazione di cattodem da Stefano Lepri a Emma Fattorini, Rosa Di Giorgi, Gianpiero Dalla Zuanna, Roberto Cociancih, Mauro Del Barba, Raffaele Ranucci. La riunione ha fotografato il persistere di posizioni distanti. Ruota intorno all’articolo 5 del ddl, che allarga alle coppie gay la possibilità di ricorrere alle adozioni speciali, lo scontro nel Pd tra una trentina di senatori cattolici e di sinistra e il resto del Gruppo. I cattoDem vogliono poter votare un loro emendamento a prima firma di Stefano Lepri che sostituisce la ‘stepchild adoption’ con l’affido rafforzato. Il resto del Gruppo ritiene invece che senza quell’articolo la legge sarebbe insufficiente rispetto alle aspettative del mondo ‘Lgbt’. E se i cattolici sono tutti renziani, lo sono anche molti laici come Andrea Marcucci, sulle cui posizioni ci sono anche i ‘giovani turchi’, che sono nella maggioranza interna del Pd. Una soluzione potrebbe consistere nell’introdurre paletti ulteriori contro il ricorso all’utero in affitto, previsto da alcuni emendamenti, ma ci sono diversi problemi perché la legge non parla di utero in affitto, e quindi tali emendamenti potrebbero essere dichiarati inammissibili per estraneità di materia. Inoltre c’è una giurisprudenza anche europea per la quale va tutelata la continuità affettiva del bambino, indipendentemente da come è stato concepito. Della mediazione potrebbe allora far parte una mozione che Anna Finocchiaro presenterà a Palazzo Madama,  e che impegna il governo ad una iniziativa per la messa al bando a livello internazionale della pratica dell’utero in affitto. Nella riunione del Pd, lo scontro è avvenuto su una questione procedurale. A fronte di 5.000 emendamenti della Lega, il Pd ha presentato un emendamento ‘canguro’ a prima firma di Marcucci, scritto cioè in modo tale da far decadere quasi tutti gli altri emendamenti. Ma tra essi verrebbe meno anche quello di Lepri per l’affido. Di qui l’ipotesi di votare per parti separate il ‘canguro’. La prima la parte che cancella gli emendamenti sulle adozioni, e poi la parte riguardante gli altri articoli. Ma anche su tale ipotesi non c’è unanimità. Il ‘canguro’ è una prassi parlamentare, già usata in passato, che consente di votare gli emendamenti raggruppando non solo quelli uguali, ma anche quelli di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri. Il termine ‘canguro’ è un’invenzione lessicale e la parola non è messa per iscritto in nessuna norma. Ma nel ‘gergo’ parlamentare ha già dato vita a numerosi derivati, come ‘cangurato’ e ‘incangurabile’. Il meccanismo del ‘canguro’ non è mai stato previsto dal regolamento del Senato. Ma la giunta per il regolamento di Palazzo Madama nel 1996 lo aveva preso ‘a prestito’ dal regolamento della Camera. Oggi la stessa giunta riconferma la legittimità della sua applicazione anche per le leggi costituzionali, facendo rientrare la tecnica ‘anti-ostruzionismo’ tra i poteri del presidente del Senato, previsti dall’articolo 102 comma 4 del regolamento: ‘Il presidente ha facoltà di modificare l’ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell’economia o della chiarezza delle votazioni stesse’. Nel frattempo, però, nel 1997 il regolamento della Camera è stato modificato. E oggi all’articolo 85 bis prevede espressamente che la tecnica di accorpamento delle votazioni non può essere utilizzata per i progetti di legge costituzionale. Dunque, quando il ddl di riforma del Senato arriverà a Montecitorio, il ‘canguro’ non potrà essere applicato. Ricordiamo che i cattolici hanno già dichiarato che voteranno no al ‘super canguro’.   I cattodem non ci stanno, chiedono di poter discutere in aula e di poter esprimere il loro voto. ‘Un cangurone e un cangurino con dentro solo l’art.5 sulle stepchild’, si ironizza al Senato, così i cattolici potrebbero esprimersi sul punto. La proposta però non ha convinto i cattodem. Temono che l’aula respinga la richiesta di spacchettamento. Del resto già 16 senatori Pd, area ‘giovani turchi’, hanno messo in chiaro che diranno no al ‘cangurino’. In definitiva la giornata si chiude nell’incertezza. Oggi, quindi, si va in aula e ancora non si sa come e l’ipotesi dello spacchettamento resta comunque sul tavolo e se ne dovrebbe riparlare dopo ulteriori approfondimenti da parte degli uffici legislativi. Per venire incontro ai cattodem si sta verificando, dicono fonti parlamentari Pd, se nel ‘cangurino’ si possa mettere sia l’art.5 che l’art.3, dove ci sono rimandi alle stepchild. Ulteriore ipotesi sullo sfondo è quella di un ‘testo 2’, come si dice in gergo parlamentare, formulato dallo stesso Marcucci, che blindi i tempi escludendo la possibilità di subemendamenti e ‘stralci’ la parte delle stepchild lasciando all’aula la possibilità di discutere. Ma è difficile che in aula ci siano i numeri per far passare una cosa del genere. I numeri già solitamente in bilico del Senato, renderanno incerte le votazioni sugli emendamenti al ddl Cirinnà. sulle unioni civili. Il Pd ha 112 senatori, che si riducono però a 111 visto che il presidente Pietro Grasso non vota. Di questi ci sono circa 25 cattoDem, contrari alla ‘stepchild adoption’, a cui si aggiungono altri parlamentari di area laica per un totale di 30. Tra i 35 senatori di M5s 29/30 dovrebbero essere favorevoli all’articolo 5 sulle adozioni, mentre i restanti 5/6, di matrice cattolica, mantengono forti riserve. Schierati per il sì anche i sei parlamentari di Sel, e altri 14 senatori oggi nel gruppo Misto e usciti in precedenza da M5s, Pd e Sel. Tutto da vedere l’atteggiamento dei 20 senatori del gruppo delle Autonomie perchè ci sono infatti parlamentari di matrice cattolica, come i 6 della Svp, di Uv e del Patt, o i due ex Scelta Civica, ma ci sono anche i laici come due ex M5s che dovrebbero votare a favore della ‘stepchild adoption’, così come i due socialisti e due senatori eletti all’estero. Tra i banchi delle autonomie siedono poi parecchi senatori a vita come Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano, dei quali solo l’ultimo è assiduo dell’Aula. Incognita anche per Mario Monti che siede nel gruppo Misto. Occorrerà valutare se saranno presenti e come voteranno. Sul fronte del No si schiera tutto il gruppo di Ncd (32), i Conservatori (9), la Lega (12) e circa 35 dei 41 senatori di Fi, e i 15 senatori di Gal. Sulla carta, dunque, i sì sicuri (145) alla ‘stepchild adoptionì e i ‘no’ (147) si equivalgono, e ad essi vanno aggiunti quei senatori che sinora non si sono pronunciati. In questa ottica diventano determinanti i 19 senatori di Ala, molti dei quali contro le adozioni, ma desiderosi di sostenere l’azione del governo.

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