Sprint del Pd sulle unioni civili. I Dem hanno trovato e messo nero su bianco una nuova intesa sul tema racchiusa in un nuovo ‘testo Cirinnà’. Ma se la nuova formula accontenta i cattolici Dem, lo stesso non si può dire per quelli degli altri partiti della maggioranza che bollano come una forzatura il testo. Nell’Aula del Senato il presidente Pietro Grasso dovrebbe ufficializzare il nuovo testo Cirinnà sulle unioni civili. Sul nuovo provvedimento, infatti, secondo quanto si apprende da ambienti Dem di palazzo Madama, sarebbe stato raggiunto un accordo all’interno del Pd anche con l’anima più cattolica. In giornata c’è stata una riunione dell’ufficio di presidenza del gruppo in cui si sarebbe siglata questa sorta di intesa che ora dovrà essere illustrata al nuovo centrodestra. Il testo è stato depositato, ma è al drafting. Sempre secondo quanto si apprende da ambienti Dem del Senato, il nuovo testo “Cirinnà-bis” confermerebbe il suo impianto originario introducendo però alcune modifiche limate anche con l’aiuto dei tecnici del ministero della Giustizia per recepire alcune delle istanze dell’anima più cattolica del Pd. Tra queste, sarebbe scomparsa ogni sorta di riferimento al matrimonio e sarebbe stata introdotta la formula ‘formazioni sociali’ richiamata nella famosa sentenza della Corte di Cassazione in tema di unioni civili. E si parlerebbe anche di formazioni sociali composte anche da persone dello stesso sesso legate da vincoli affettivi. Sarebbe invece stata confermata tutta la parte più criticata da Ncd, quella relativa cioè alla possibilità di avere la pensione di reversibilità e quella relativa alla possibilità di adottare il figlio naturale del convivente. Non c’è stato nessun arretramento nelle nostre posizioni, assicura un esponente del Pd della Commissione Giustizia, ma una limatura di alcune previsioni per arrivare a ricompattare il partito su questo testo che vorremmo venisse incardinato in Aula assolutamente entro il 14 ottobre. In realtà, gira voce al Senato, che Palazzo Chigi vorrebbe affrettare al massimo i tempi arrivando a votare le riforme costituzionali entro sabato prossimo per poi riuscire a far votare in Aula sia le unioni civili, sia il collegato ambientale. Comunque, sull’incardinamento del Ddl sulle unioni civili prima che si cominci a discutere della legge di Stabilità non dovrebbero esserci più dubbi. Il “Cirinna-bis” è stato firmato da tutti i componenti Pd della Commissione Giustizia e dovrà comunque fare un passaggio in Commissione prima di arrivare in Aula anche insieme agli emendamenti già approvati e al vecchio testo base a cui dovrà essere abbinato. Intanto pero’ da Area Popolare arriva lo stop al testo. Secondo Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare, la nuova versione del ddl Cirinnà sulle unioni civili è una inaccettabile forzatura di cui non comprendo il senso. Il Partito democratico, avallandola, sta sprecando un’occasione, non quella di ottenere una legge purchessia con maggioranze spurie, ma di fare insieme una buona legge. Introdurre tensioni nella maggioranza continuando ad alzare asticelle divisive non è un buon servizio né al governo né al Paese. E il presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani, dice che sul tema delle unioni civili registro un’inopportuna quanto intempestiva accelerazione, soprattutto in un momento in cui il Senato e le forze parlamentari, specie quella della maggioranza, sono impegnate nel trovare un equilibrio ed un’unità per portare a compimento la riforma della Costituzione. Mi auguro che questa nuova proposta sarà oggetto di confronto e dibattito all’interno delle opportune sedi parlamentari. Affinché anche in Italia si introduca una disciplina per le unioni civili, ma che non sia il risultato di forzature e che tenga conto delle diverse sensibilità presenti sul tema nel Paese. Per Maurizio Sacconi il nuovo ddl Cirinnà riproduce sostanzialmente l’originaria impostazione del riconoscimento della genitorialità omosessuale e dell’omologazione tra unioni civili e matrimoni, anche se riduce l’esatta sovrapposizione tra i due istituti. Le modifiche non sono state oggetto di alcun negoziato con Ncd. Rimane il macigno divisivo della genitorialità e della legittimazione dell’utero in affitto che noi chiediamo anzi di perseguire come reato universale. In queste condizioni l’iscrizione nel calendario dell’Aula senza relatore è inaccettabile perché la Commissione rimane il luogo dell’approfondimento e del confronto altrimenti negati. Sarebbe poi un errore politico introdurre tensioni nella maggioranza in una fase dedicata alla riforma costituzionale e alla manovra economica.
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