Il nuovo corso del Partito democratico si prospetta sempre più prono al Movimento 5 Stelle. Al di là della confusione totale sul tema spinoso della alleanze, i dem si stanno progressivamente allineando alle posizione dei grillini: dalla giustizia alle politiche economiche, ormai le due formazioni politiche sembrano muoversi in simbiosi. Ed è dall’altra forza dell’opposizione, il Terzo Polo, che arrivano stoccate contro la galassia del Pd che si appresta a eleggere il nuovo leader nella fase finale del Congresso.
Una frecciatina all’indirizzo del Partito democratico è stata lanciata dalla renziana Raffaella Paita, che ha affidato al proprio profilo Twitter una considerazione al veleno in seguito al dibattito che si è svolto a Mezz’ora in più su Rai 3 tra i candidati alla segreteria del Pd: “Ascolto incredula il dibattito dei candidati al congresso del Pd dall’Annunziata”.
Il presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato ha criticato in particolare una serie di tematiche su cui i dem hanno intrapreso delle strade che strizzano l’occhio al M5S. “Difesa del reddito di cittadinanza, critiche a JobsAct e al governo Renzi”, ha annotato Paita. Secondo cui i candidati alla guida del Partito democratico “sono tutti uniti per il ritorno al passato”.
Innanzitutto il Pd sta inseguendo i 5 Stelle sul reddito di cittadinanza, finito al centro di una drastica revisione da parte del governo guidato da Giorgia Meloni. Su questo punto Elly Schlein ha dichiarato che è necessario “contrastare questo governo che lo sta cancellando”.
ll sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che aveva proposto di ribattezzare il Pd come partito democratico ed del Lavoro. Ovvero, Padel. La sigla aveva suscitato facili ironie, soprattutto in rete, ma tra i dem in molti avevano preso sul serio quella ipotesi. Il tema è infatti tornato in auge nell’assemblea nazionale, nella quale sono state gettate le basi per la successione a Enrico Letta. Il Pd? “Mi piacerebbe chiamarlo Partito del lavoro”, ha fatto sapere Andrea Orlando. Propensa al cambio di nome anche la candidata alla segreteria Elly Schlein.
Stefano Bonaccini, suo principale competitor, si è invece mostrato più cauto e dubbioso. “Non ho nessun tabù ma non perdiamoci in discussioni surreali”, ha osservato. Esplicito il rifiuto di Paola De Micheli: “Non se ne parla“.
Il colmo, infine, è rappresentato dal fatto che il tanto discusso cambio di nome potrebbe scontrarsi con le regole dello stesso statuto Pd, nel quale si prevede che non possano essere sottoposti a referendum gli articoli fondativi. Quelli che, tra le altre cose, indicano il nome e il simbolo del partito.