Le università dell’Italia del Nord sono le più care del Paese. Gli atenei settentrionali impongono tasse più alte rispetto alle altre. Rispetto allo scorso anno accademico emerge un notevole incremento delle tasse universitarie. Nel Rapporto 2013 emerge un’evidenza nuova rispetto a quanto riscontrato negli anni scorsi: questa volta sono gli Atenei del Centro Italia, e non quelli del Sud, a risultare più economici. La media del Nord supera quella del Centro mediamente del 30%, addirittura del 42% per la prima fascia. E’ questa la fotografia scattata dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui costi degli Atenei italiani. Il primato di Università più cara va a Milano: per frequentarla gli studenti devono versare tasse medie minime di 748,50 euro. Segue Padova, che per chi si colloca nella fascia più bassa prevede mediamente imposte di 722,77 euro annui. Per quanto riguarda invece il confronto con lo scorso anno accademico, è necessaria una precisazione. Si nota infatti che per il 2013-2014 gli importi totali medi relativi alle prime due fasce di reddito hanno subito una leggerissima flessione (-0,3% per la prima fascia e -1,37% per la seconda). Tale evidenza è positiva solo in parte, poiché in questo caso il meccanismo della media matematica restituisce un risultato che non corrisponde del tutto alla realtà: nonostante quasi tutti gli Atenei facciano registrare un incremento delle tasse, la consistente diminuzione delle rette dell’Università di Parma (che fino allo scorso anno deteneva il primato di ateneo più caro d’Italia), sommata alla lieve riduzione delle imposte dell’Ateneo di Milano, fa sì che la media complessiva sia, anche se di poco, inferiore a quella dell’anno scorso. In ogni caso, la media nazionale complessiva degli importi registra un incremento del +3% rispetto all’anno accademico 2012/2013. “Non dimentichiamo, infine, che il calcolo delle tasse è basato sulla dichiarazione dei redditi, quindi nell’analisi occorre considerare anche il peso dell’evasione fiscale.” – dichiara Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori. Il fatto che le famiglie di alcuni ragazzi dichiarino redditi inferiori a quelli che realmente percepiscono porta alla crescita progressiva del numero di studenti che rientrano nelle fasce più basse: questo innesca la riduzione dei fondi da distribuire, penalizzando quindi coloro i quali hanno davvero bisogno di usufruire dell’istruzione pubblica a costi accessibili.
Ecco la tabella esemplificativa delle tasse universitarie tratta dal sito della federconsumatori.
CAMPANIA: FEDERICO II Umanistiche 502,00; Scientifiche 569,00
LAZIO: LA SAPIENZA Umanistiche 576,00; Scientifiche 605,00. TORVERGATA Umanistiche 467,12; Scientifiche 467,12
LOMBARDIA: MILANO Umanistiche 710,00; Scientifiche 787,00 PIEMONTE: POLITECNICO TO Umanistiche 549,42 Scientifiche 549,42
PUGLIA: BARI Umanistiche 348,16 Scientifiche 348,16
SICILIA: PALERMO Umanistiche 586,76 Scientifiche 596,76
TOSCANA: PISA Umanistiche 414,00 Scientifiche 414,00
FIRENZE: Umanistiche 376,00 Scientifiche 376,00
VENETO: PADOVA Umanistiche 675,86 Scientifiche 769,68
VERONA: Umanistiche 633,80 Scientifiche 689,60
EMILIA ROMAGNA: BOLOGNA Umanistiche 163,46 Scientifiche 163,46. PARMA Umanistiche 524,34 524 Scientifiche 600,25