L’urgenza di superare lo stallo nelle politiche dell’accoglienza cresce in uno alla rilevanza strategica dell’area del Mediterraneo: l’emancipazione democratica avviata con la primavera araba ha liberalizzato il mercato. Il rilancio delle energie rinnovabili e dei commerci marini ha differenziato l’economia di paesi che prima venivano considerati delle mere riserve di gas e petrolio. Nonostante i disordini provocati da continue pseudo rivoluzioni, paesi come la Tunisia e l’Egitto sono economie in costante crescita. L’Italia che svolge un ruolo geograficamente strategico rispetto al resto dell’intera Europa è il primo partner commerciale. Ciononostante non sarà la posizione geografica né la contiguità culturale a fare del Mediterraneo un’occasione se non si porrà seriamente mano al varo di leggi che regolamentino in modo organico le politiche di accoglienza dei cittadini che vengono nel nostro Paese alla ricerca di un lavoro o per quelli che già si trovano qua ormai da più di vent’anni, i cui figli sono nati e studiano nel nostro Paese. La recente visita di Papa Francesco a Lampedusa ha portato alla luce questa contraddizione chiamando Governo e Parlamento ad una seria riflessione per la risoluzione del problema. Nel frattempo il Sud del Paese, nonostante le sue difficoltà e la sua cronica mancanza di risorse ed infrastrutture, è diventato il bacino di transito e, nel contempo, di approdo di centinaia di migliaia di migranti, realizzando così una sorta d’integrazione culturale e sociale spontanea. Ma questo non basta perché occorre un quadro normativo che incornici le diversità etniche e culturali e stabilisca una sorta di equilibrio socio-economico: vale a dire che gli immigrati non dovranno sentirsi cittadini di serie B costretti a dover svolgere solo lavori umili che gli italiani rifiutano ma dovranno anche loro,in base alle proprie capacità, essere messi in grado di coltivare le proprie legittime ambizioni, pur sempre nel rispetto delle leggi dello Stato ospitante. Tanto più urgenti sono le problematiche afferenti il problema dell’immigrazione tanto più occorre fare presto la realizzazione di un modello d’integrazione chiaro, proiettato nel futuro demografico e sociale dell’Italia dei prossimi anni. Ed è illusorio che la risoluzione del problema la si trovi nella concessione del ius soli. Occorre trovare simbolicamente il luogo d’incontro delle diverse civiltà in cui si possano riconoscere, dialogare ed a cui vengano concesse pari opportunità. E’ una sfida a cui non si può e non si deve rinunciare, sono inutili gli slogan e le prese di posizione di questa o quella forza politica, perché è risaputo sfociano nella demagogia e nel populismo, al solo scopo di accaparrarsi voti. Questa battaglia, oggi come nei secoli scorsi, si gioca nel Mediterraneo e noi non possiamo uscirne sconfitti.
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