Sulle risorse del Pnrr le opposizioni hanno armato una guerra contro il governo Meloni privo di ogni fondamento. “I timori di Mattarella”. “Pnrr, l’allarme del Colle”. Addirittura “resa” dell’Italia, hanno titolati Stampa e Repubblica creando allarmismo a buon mercato. Niente di più falso. Abituati ai governi tecnici che prendevano la “comanda” dall’Europa senza proferire obiezione, commentatori e opinionisti si sentono spiazzati. Ora c’è un governo finalmente politico. È tornata la politica e con essa la capacità di negoziare. Lo spiega bene Adolfo Urso: alcuni progetti del Pnrr erano ”poco realistici. Per questo il nostro tentativo di confronto con Ue è indirizzato a spostare le risorse su progetti che siano davvero necessari e cantierabili” in tempi rapidi. «Questo confronto è in atto» – spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italia durante una intervista a Sky tg 24 live- per cambiare la destinazione di risorse che oggi sono previste per opere che ‘«purtroppo non potrebbero essere realizzate in tempo».
Entra nel dettaglio Urso: «Le eventuali nuove risorse che potrebbero giungere per una migliore destinazione di quelle che purtroppo non potrebbero essere realizzate, noi le destineremo al piano di transizione 5.0. E pensiamo che questa sia la strada giusta. Su questo c’è l’impegno del governo per definire in questo anno una piena e compiuta politica industriale». Il governo è «ben consapevoli che nel contempo occorre fare le riforme nel nostro paese». E infatti l’esecutivo è bene avviato su questa strada: «Abbiamo messo in campo due grandi riforme, che procedono in parallelo sul treno dello sviluppo del nostro paese: la delega fiscale e la riforma degli incentivi». La delega fiscale prevede «un’imposizione più favorevole e vantaggiosa per chi reinveste gli utili nella patrimonializzazione delle imprese, invece di distribuirli».
Pnrr, smontata la propaganda contro il governo
Insomma, la sinistra e le opposizioni sono servite. E, con esse, i giornaloni e tutto il coretto di chi millanta uno scarso rispetto dei vertici europei verso il nostro premier. Nulla di più falso. In Europa, risulterebbe a Mario Draghi che “non c’è un complotto” contro l’Italia, registra ancora l’editorialista: il rapporto tra Meloni e Ursula von der Leyen è ottimo e quello con il resto della Commissione è molto buono. Frutto anche del lavoro svolto in questi mesi dal capo del governo, che è riuscita a dissipare dubbi e diffidenze, seguendo peraltro un solco già tracciato. Quindi non si avvertono ai vertici dell’Ue segnali di ostilità verso Palazzo Chigi.
Gentiloni “gela” la sinistra: “Io ottimista, grande buona volontà del governo”
A zittire il triste lamento funebre delle Cassandre sui soldi del Pnrr (come se facessero un dispetto al governo e non all’italia tutta) arriva anche Paolo Gentiloni. Il commissario Ue si dice tranquillo. «Arriveranno quando arrivano, io sono ottimista però: le decisioni vengono prese quando la Commissione dà un parere favorevole; e questo avverrà nel giro di pochissime settimane. E mi auguro senza difficoltà tenendo conto che la stragrande maggioranza degli obiettivi sono già raggiunti». Anche se «poi ci vuole l’approvazione finale», dice riguardo all’erogazione della terza tranche di Fondi per il Pnrr.
Gentiloni: “che ci sia qualche settimana di ritardo non è un fatto eccezionale”
«Io non sono preoccupato affatto per l’erogazione richiesta a fine dicembre – aggiunge-. Penso che i punti che sono ancora da chiarire saranno chiariti. Vedo grandissima buona volontà da parte del governo. Sappiamo tutti come l’assorbimento di risorse così ingenti non sia facile in Italia. E quindi man mano che il piano va avanti la strada diventa più impegnativa, ma anche più risolutiva dal punto di vista economico». Una spiegazione limpida, una “lezione” che dovrebbe impartire al Pd sempre in modalità anti-italiana. Getta ancora acua sul fuoco Gentiloni. “Noi attualmente stiamo discutendo l’erogazione della richiesta a fine dicembre. Il fatto che su questa richiesta ci sia qualche settimana di ritardo non è un fatto eccezionale; nel senso che credo che sia avvenuto per 6-7 paesi. Che, concordemente con la Commissione – essendoci alcuni obiettivi da verificare più nel dettaglio, hanno accettato di prendersi 1-2 mesi in più”. Praticamente smontata pezzo dopo pezzo la propaganda delle opposizioni.