Siria: Cameron spinge per attacco. Bonino: Italia non interverrà senza Onu

Il presidente degli Stati Uniti starebbe valutando un intervento ‘lampo’ contro la Siria, con un raggio d’azione e una durata limitati. Si tratterebbe di un attacco chirurgico, dalla durata di due giorni, contro obiettivi ben sensibili. E’ questo lo scenario che viene ipotizzato dalla stampa americana che da per imminenti un intervento delle forze armate a stelle e strisce. L’attacco, secondo il New York Times, sarebbe limitato con lancio di missili cruise dalle navi americane nel Mediterraneo contro obiettivi militari siriani. Questa operazione militare lascerebbe, però, gli Stati Uniti fuori dalla guerra civile che va avanti da 29 mesi in Siria e non dovrebbe portare alla destituzione presidente siriano Bashar al Assad o per cambiare l’equilibrio della guerra. Sarebbe, insomma, una risposta all’uso ‘imperdonabile’ e ‘innegabile’ di armi chimiche di Damasco contro i civili siriani.

Kerry: Damasco ha usato armi chimiche. La Siria, secondo fonti dell’intelligence americana, hanno in dotazione armi chimiche e ne avrebbero fatto uso contro il popolo provocando la morte di migliaia di persone. Una convinzione ribadita dal segretario di Stato americano, John Kerry, che comunque fa capire di voler attendere il rapporto degli ispettori Onu, che hanno visitato il sito dell’attacco chimico di sei giorni fa nella regione di Goutha, prima di ‘punire’ Damasco. In Siria, ha sottolineato il capo della diplomazia americana, “c’è stato un attacco chimico su larga scala, indiscriminato” e che “ha scosso la coscienza del mondo”. Gli alleati, ha aggiunto stanno valutando “ulteriori informazioni” su quanto e’ accaduto. “L’uso delle armi chimiche è moralmente osceno, non è scusabile ed è innegabile. Ho visto i filmati da pugno allo stomaco, non mi va via dalla testa l’immagine di un uomo che abbraccia la propria figlia morta. E’ una sofferenza che non possiamo dimenticare”, dice in conferenza stampa. Le armi chimiche “sono state usate in Siria”, ha continuato Kerry, e “sappiamo che il regime le ha e ha la capacità di farlo ed è determinato a eliminare l’opposizione da quei luoghi che sono stati oggetto dell’attacco. La tardiva decisione del regime di permettere un accesso è fin troppo tardiva per essere credibile. Il presidente prenderà una decisione informata su come rispondere. Egli crede che chi ha fatto ciò ne sia ritenuto responsabile”.

Cameron: attacco inevitabile. Il principale alleato degli Usa in questa ‘crociata’ contro Damasco è il premier britannico David Cameron che preme per un intervento armato. “’Qualsiasi decisione deve essere presa rigorosamente in un ambito internazionale. Qualsiasi uso di armi chimiche è completamente e assolutamente aberrante e la comunità  internazionale deve rispondere”, ha dichiarato il portavoce del premier britannico. E Downing Street si apprende che le forze armate britanniche stanno mettendo a punto un piano di emergenza nell’eventualità di una risposta militare al presunto attacco chimico in Siria.

Bonino: Italia interviene solo sotto bandiera Onu. Ma dall’Italia arriva un no all’uso delle armi al di fuori di un preciso mandato Onu. Il ministro degli Esteri Emma Bonino, parlando alle Commissioni Esteri congiunte, ribadisce che “l’Italia non prenderebbe parte a soluzioni militari al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. “Il governo italiano si associa pienamente alla energica condanna internazionale a questo attacco a cui dovrà corrispondere una risposta adeguata della stessa comunità internazionale – ha detto il ministro – ma credo che debba essere il Consiglio di sicurezza Onu ad assumersi con tempestività le responsabilità che discendono dal suo ruolo di garante della pace internazionale. Il consiglio deve pronunciarsi in modo inequivocabile e senza distinguo”, dice Emma Bonino. Il numero uno della Farnesina ha fatto sapere che “l’Italia non prenderà attivamente parte ad azioni militari deliberate e attuate al di fuori del contesto del Consiglio di sicurezza, che rimane l’unico e imprescindibile quadro di riferimento giuridico”. Il ministro ha voluto quindi “sottolineare che non si tratta di una forma di scarico di responsabilità: il nostro Paese è impegnato al limite e oltre il limite della nostra capacità in diversi teatri della regione, come Libano, Afghanistan e Libia. L’impegno italiano in questi teatri è consistente e al limite delle nostre possibilità e non verrà meno”.

Salta il vertice con la Russia. Barack Obama è convinto, dunque, che armi chimiche siano state usate In Siria e che ci sono ‘pochi dubbi’  che il regime di Assad sia responsabile del suo uso. Ma prende ancora tempo sulla risposta militare da dare al regime di Damasco. Intanto i rapporti con Mosca si fanno sempre più tesi. Il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato che sarà rinviato l’incontro previsto a L’Aia il 28 agosto tra i diplomatici di Stati Uniti e Russia. La decisione è messa in relazione alla necessità di elaborare una risposta adeguata all’uso delle armi chimiche in Siria. Il summit, tra Wendy Sherman, sottosegretario per gli affari politici al Dipartimento di Stato, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Siria Robert Ford, e i ministri russi Gennady Gatilov e Mikhail Bogdanov, serviva a discutere il progetto di una conferenza di pace per porre fine alla guerra civile in Siria. “Lavoreremo con i nostri colleghi russi per riprogrammare l’incontro”, ha detto un funzionario americano, aggiungendo che l’uso di sostanze chimiche nel paese dimostra la necessità di arrivare ad una soluzione politica definitiva e duratura per porre fine allo spargimento di sangue in Siria. Ma da Mosca non hanno ben digerito questo rinvio di ‘Ginevra 2’. “Mosca si rammarica per la decisione degli Usa di cancellare l’incontro bilaterale russo-americano per la discussione della convocazione della conferenza di pace sulla Siria”, ha twittato il viceministro degli esteri Ghennadi Gatilov.

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