Usa, tragedia in Florida: 17 i morti, usato fucile semiautomatico

Era armato con un fucile semiautomatico AR-15 l’ex studente responsabile della sparatoria del giorno di San Valentino in una scuola della Florida, il cui bilancio ufficiale è di almeno 17 morti. Le autorità non hanno fornito una spiegazione, non avanzando alcuna ipotesi sulle cause scatenanti alla base del gesto. Quello che si sa è che il killer è il 19enne Nikolas Cruz, che da quella Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland in cui ha aperto il fuoco era stato espulso per motivi disciplinari. Attualmente risulta iscritto invece al sistema di scuole pubbliche della contea di Broward. Gli agenti lo hanno arrestato circa un’ora dopo l’inizio della tragedia, nella vicina cittadina di Coral Springs, e poi portato in ospedale per ferite di lieve entità. Secondo le autorità, per lasciare l’edificio si sarebbe mischiato fra gli studenti in fuga.Fra le 17 vittime ci sono sia studenti che adulti: 15 sono state uccise a scuola, mentre altre due sono morte in ospedale. Dodici le persone identificate finora. Tra i morti un allenatore di football. Quindici invece i feriti, e tra loro c’è un figlio del vice sceriffo, studente della scuola. “È un giorno terribile per Parkland”, ha dichiarato lo sceriffo, parlando della cittadina di circa 30mila abitanti in cui si sono consumati i fatti, 80 chilometri a nord di Miami. L’Fbi ha fatto sapere che collabora con le autorità locali per le indagini.Dai compagni Cruz viene descritto come una persona “disturbata”.

“Abbiamo cominciato a esaminare i suoi siti web e le attività sui social network e alcune delle cose…sono molto inquietanti”, ha dichiarato lo sceriffo della contea di Broward, Scott Israel. Mentre era a scuola aveva aderito al programma Junior ROTC, cioè programma di addestramento per riservisti. Un professore di matematica, Jim Gard, riferisce che il giovane era stato identificato precedentemente come potenziale minaccia per i suoi compagni: “L’anno scorso ci è stato detto che gli era stato vietato di entrare nel campus con uno zaino”, ha spiegato l’insegnante in un’intervista al Miami Herald. “C’erano stati problemi perché minacciava studenti e immagino gli sia stato chiesto di lasciare il campus”, ha aggiunto.Pare che prima di entrare in azione il ragazzo abbia fatto scattare un allarme anti-incendio (ha riferito una fonte a Cbs News), ma lo sceriffo non ha confermato questa notizia. Una studentessa, Jeiella Dodoo, ha raccontato a Cbs News che lei e i suoi compagni sono usciti con tranquillità per l’evacuazione dopo avere sentito quello che pensavano fosse un normale allarme anti-incendio: “L’allarme è scattato quindi siamo usciti dalle classi” ma “poi abbiamo cominciato a sentire gli spari”, ha raccontato, descrivendo scene di studenti in fuga nel panico. Poi sono entrati in azione polizia e Swat, che hanno fatto evacuare a poco a poco studenti e insegnanti. Una insegnante, Melissa Falkowski, ha raccontato di avere aiutato 19 studenti a nascondersi con lei in un armadio a muro: “Siamo rimasti lì probabilmente per 40 minuti. Siamo rimasti chiusi finché sono arrivati gli Swat”, ha detto alla Cnn.Si tratta di una delle circa 20 sparatorie avvenute nelle scuole Usa dall’inizio del 2018 e il caso getterà nuovamente luce sull’accesso alle armi nel Paese, dove annualmente si registrano 33mila vittime legate all’uso di armi da fuoco. Il governatore della Florida, il repubblicano Rick Scott, dopo avere descritto il massacro come “semplicemente il male puro” si è rifiutato di rendere dichiarazioni relative all’uso delle armi. Il presidente Usa, Donald Trump, dopo avere rivolto “pensieri e preghiere” ai familiari delle vittime, ha twittato: “Nessun bambino, insegnante né nessun altro dovrebbe mai sentirsi non sicuro in una scuola americana”. E su questo si concentrerà probabilmente il dibattito politico nelle prossime ore: secondo il conteggio del gruppo no-profit Everytown for Gun Safety, che promuove il controllo delle armi, da gennaio del 2013 ci sono state almeno 291 sparatorie negli Stati Uniti, una media di circa una a settimana.

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