“Non è vero che il governo Monti è solo una soluzione di tregua che mette in pausa il conflitto tra i partiti. Dietro questo governo tecnico c’è un progetto politico preciso: primo, durare fino al 2013; secondo, fare subito macelleria sociale; terzo, lanciare il post-berlusconismo e il multi-polarismo. Prima Monti caricherà su di sé tutta la parte negativa: tagli, pensioni, Ici, eccetera. Poi, all’inizio del 2012, toccherà a Passera, il superministro dello sviluppo e delle infrastrutture: rilancio dell’economia, apertura di cantieri, tagli di nastri, occupazione, prospettive, speranza. E se uno fa ripartire l’Italia, a 56 anni, diventa oggettivamente il più probabile candidato alla presidenza del Consiglio dopo le prossime elezioni”. Parole e “musica” di Roberto Maroni, in un’intervista al settimanale OGGI, in edicola da mercoledì 23 novembre. L’ex ministro dell’Interno che ha opzionato lo scranno di presidente del Copisar, al posto di Massimo D’Alema, ancora la Lega all’opposizione “intransigente” e di fatto apre la campagna elettorale dei Lumbard.
“Dietro l’obbligo di mettere i conti in sicurezza – prosegue Maroni – c’è anche l’obiettivo non solo di mettere da parte Berlusconi, ma soprattutto di smantellare il sistema bipolare, quello per cui il governo lo scelgono gli elettori prima delle elezioni, e non le conventicole. Quindi si tratta di eliminare le ‘anomalie’ della politica marginalizzandole: la Lega in primis, ma pure Vendola e Di Pietro”. Secondo il leghista il piano è quello di “ristrutturare l’intero sistema dei partiti, attraverso una nuova legge elettorale su misura. La Lega governa tre regioni e 20 province, è impossibile sradicarla dal territorio. Per cui occorre sterilizzarla, riducendo la sua rappresentanza parlamentare e rendendola ininfluente. Per esempio con una legge elettorale sul modello di quella che voleva Bettino Craxi nel 1991: una legge proporzionale con una soglia di sbarramento che, attenzione, deve essere superata in tutte le regioni. Così dovremmo fare incetta di voti anche in Campania o in Sicilia, se no, niente rappresentanza parlamentare. Ci sono forze ben definite che stanno dentro e fuori il Parlamento italiano e che sognano il ritorno a una Dc del terzo Millennio. Un nome per tutti? Pierferdinando Casini”. Maroni e la sua Lega, messi nell’angolo con una base sempre più insoddisfatta dell’azione del partito, cerca di riconquistare gli elettori del nord rispolverando il vecchio canovaccio contro il potere centrale dimenticando, però, di averlo gestito fino alla scorsa settimana.