Il Vaticano ha attivato i suoi canali diplomatici per chiedere formalmente al governo italiano di modificare il ddl Zan, ossia il disegno di legge contro l’omotransfobia. Come riporta il ‘Corriere della Sera’, stando alla Segreteria di Stato, la proposta approvata alla Camera e attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato violerebbe in “alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato“.
Si tratta di un atto senza precedenti o, almeno, senza precedenti pubblici.
Mai, prima d’ora, il Vaticano era intervenuto nell’iter di approvazione di una legge italiana, esercitando le facoltà previste dai Patti Lateranensi (e dalle successive modificazioni, come in questo caso).
Il 17 giugno monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, si è presentato all’ambasciata italiana presso la Santa Sede e ha consegnato una “nota verbale“, cioè una comunicazione formale preparata in terza persona e non firmata.
Nel documento, stando a quanto riportato dal ‘Corriere della Sera’, si legge: “Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.
Tali commi assicurano alla Chiesa “libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale” e garantiscono “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Secondo il Vaticano, alcuni passaggi del ddl Zan metterebbero in discussione la “libertà di organizzazione“: nel mirino ci sarebbe, per esempio, l’articolo 7 del ddl, che non esenterebbe le scuole private dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia.
Sempre secondo il Vaticano alcuni passaggi del disegno di legge attenterebbero, in senso più generale, alla “libertà di pensiero” della comunità dei cattolici.
Il documento presentato dal Vaticano si conclude così: “Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni“.
Secondo quanto riferito il ‘Corriere della Sera’, lo stesso 17 giugno la nota del Vaticano sarebbe stata consegnata al Gabinetto del ministero degli Esteri di Luigi Di Maio e all’Ufficio relazioni con il Parlamento della Farnesina.
«Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni» conclude la lettera e il centrodestra tende subito una mano, infatti chiederà l’acquisizione del documento in commissione. Intanto il Centrosinistra si riunisce per cercare una linea condivisa dopo la spallata della Chiesa e Letta dichiara: «Disponibili al dialogo, pronti a guardare i nodi giuridici». Sotto la lente del Vaticano è l’articolo 7 del ddl che non esenterebbe le scuole private dal celebrare la Giornata nazionale contro l’omofobia che verrebbe istituita per il 7 maggio. Inoltre la comunità cattolica teme di non essere più libera di esprimere le proprie opinioni, ad esempio un sacerdote parlando di famiglia nel corso di un’omelia potrebbe andare in contrasto con quanto prescritto dal provvedimento, ma si temono problemi anche nella didattica. A finire nell’occhio del ciclone in questo caso è l’articolo 4 del provvedimento, quello sulla libertà di espressione che lascerebbe, secondo i cattolici, ad alcuni la possibilità di esprimere la propria posizione sulla natura dell’omosessualità ed ad altri l’impossibilità di farlo.
Lo stesso rilievo è stato fatto in sede giuridica. Giovanni Maria Flick in audizione è intervenuto sull’articolo 1 che definisce il significato delle parole: sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. Sono definizioni – ha detto – »che finiscono per confondere, sarebbe più agevole introdurre il concetto di sesso in tutte le sue forme e manifestazioni«. L’ex guardasigilli ritiene invece »doveroso« integrare la legge Mancino (art.5) seguendo lo schema della Costituzione che prevede: »tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e socialì. Il ddl modifica anche gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale estendendo (art. 2 e 3) ai reati di discriminazione basati «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità» oltre ai previsti motivi «razziali, etnici, religiosi o di nazionalità».
“Sono contento perché, dopo mesi di insulti, anche la Chiesa arriva sulle posizioni della Lega, e ringrazio il Santo Padre. Io sono contro ogni tipo di violenza e di discriminazione. Sono per la libertà di amore e di amare chiunque e ovunque, però il Ddl Zan è intriso di ideologia”. Lo ha dichiarato Matteo Salvini – a Lamezia Terme (Catanzaro) in occasione della presentazione del candidato governatore calabrese per il centrodestra Roberto Occhiuto – in relazione alla presa di posizione del Vaticano sul Ddl Zan contro l’omotransfobia. “Il Ddl Zan prevede processi per chi difende l’idea di famiglia e la sacralità del concetto di mamma e di papà, e arriva sui banchi delle scuole elementari con l’ideologia gender, rubando ai bambini fiabe e sogni”, ha aggiunto Salvini. “Io sono disponibile già da domani a mettermi al tavolo con chiunque voglia ragionare di lotta alla discriminazione, all’abuso e alla violenza, perché il diritto all’amore, alla gioia e alla felicità è intoccabile, però senza tirare in ballo i bambini, senza parlare di uteri in affitto o cose di questo genere”.
Si attende che sia portata all’attenzione del premier Mario Draghi e del Parlamento.
All’orizzonte c’è l’ipotesi che sia attivata la cosiddetta “commissione paritetica“.