Paolo Gabriele, maggiordomo del Pontefice da tre giorni agli arresti nelle camere di sciurezza del Vaticano con l’accusa di furto per afer trafugato e fatto divulgare i documenti riservati di Benedetto Xvi pubblicati nel libro di Gianluca Nuzzi ‘Sua Santità, “tace e prega”, secondo la maggior parte degli organi di informazione. O invece “parla e la Santa Sede trema”, secondo il quotidiano ‘la Repubblica. Per il quale la ‘caccia ai corvi’, complici e/o mandanti, aperta dalla gendarmeria vaticana nella convinzione delle sacre stanze che Gabriele non possa aver agito da solo ora punta anche a una “giovane donna residente in Italia” che “ha un lavoro anche fuori dal Vaticano” e che sarebbe alla base della fuga di notizie da lei deliberatemente orchestrata nella convinzione che ciò servirà a far pulizia del “marcio che c’è nella Chiesa”. A giudizio di molti osservatori sono possibili nuovi arresti già nei prossimi giorni, se non addirittura nelle prossime ore.L’inchiesta, insomma, è tutt’altro che ferma e in Vaticano è ferma la determinazione a mostrare il pugno di ferro più che porgere l’altra guancia. – “Agire come cristiani” oltre “il proprio io” ma “nel tutto e a partire dal tutto”, per il Papa vuol dire “superare la Babele” della divisione e della incomunicabilità, grazie allo Spirito. Benedetto XVI lo ha detto nella omelia di Pentecoste, introducendo anche il tema della unità della Chiesa. Ha sviluppato poi il tema delle “opere della carne”, tra cui “egoismo, violenza e inimicizia”, contrapposte a quelle dello Spirito. Quindi l’invito a vivere in “unità e verità”. A farsi sentire è stato anche il Presidente della Cei Angelo Bagnasco. “Ci sono situazioni – ha detto al pellegrinaggio del mondo del lavoro al Santuario di Nostra Signora della Guardia a Genova- che colpiscono e addolorano ma la fiducia e la presenza del signor non vengono mia meno”. E la voce si è levata forte anche da parte del Cardinale Carlo Maria Martini, coscienza critica della Santa Sede e antagonista di Ratzinger al conclave da cui Benedetto XVI uscì Pontefice. “Dopo lo scandalo e la fuga di notizie – ha ammonito in un corsivo per il Corriere della Sera- perda i denari ma non perda se stessa. Deve con urgenza recuperare la fiducia dei fedeli. Quanto è accaduto può riavvicinarci al Vangelo e consentire alla Chiesa di guardare positivamente oltre l’accaduto: può insegnarle a non puntare ia tesori della terra”. A Roma, nelle pieghe dell’inchiesta choc in Vaticano, si è marciato dal Campidoglio a piazza San Pietro per chiedere la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi la cui immagine è affissa ora sul palazzo senatorio del Comune di Roma, come in passato accadde per personaggi scomparsi, rapiti, ingiustamente detenuti. “Dobbiamo agire per difendere la giustizia in Italia ma anche la credibilità della Chiesa”, ha detto Pietro Orlandi, fratello della giovane scomparsa 29 anni fa e al centro di una storia incredibile di misteri italiani e vaticani.
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