Vaticano: maggiordomo accusato di furto aggravato, sottoposto a processo informatico

Venne arrestato il 23 maggio scorso con l’accusa di aver sottratto documenti dall’appartamento di Benedetto XVI. Ora Paolo Gabriele, l’aiutante di camera del Papa è stato rinviato a giudizio per furto aggravato. Con Paolo Gabriele, rinviato a giudizio anche un analista programmatore della segreteria vaticana, Claudio Sciarpelletti, che è rimasto in cella solo una notte e il giorno dopo ha subito avuto la libertà provvisoria. Attualmente, ha chiarito il portavoce vaticano padre Federico Lomabardi, si trova in regime di libertà provvisoria ma senza nessun vincolo di comportamento, e questo, con la rapidità della scarcerazione, è uno dei segnali della levità della imputazione e della sua reponsabilità nella vicenda”. Sciarpelletti è cittadino italiano, indagato come dipendente vaticano e per questo non è stata necessaria una rogatoria internazionale contro di lui.

Gabriele trovato in possesso di assegno intestato al Papa. Frutto delle perquisizioni contro Paolo Gabriele e ora sottoposti a sequestro, ci sono non solo documenti sottratti dall’ appartamento papale, ma anche un assegno di 100.000 euro intestato al Papa, una pepita d’oro e una edizione dell’Eneide del 1581. Oggetti erano regali fatti a Benedetto XVI.

Le indagini nei confronti di Paolo Gabriele hanno portato anche, tra giugno e inizi luglio, a una perizia psichiatrica. La richiesta, ha detto padre Federico Lombardi, è stata “avanzata dal promotore di giustizia, ma poi alla richiesta si è associata anche la difesa di Gabriele”. La perizia è stata fatta per il contrasto tra le testimonianze su Gabriele, come “persona corretta e normale” e la sua confessione, e i riscontri investigativi, che invece indicavano che ha compiuto un “atto estremamente grave”.

Intanto i giudici vaticani con il rinvio a giudizio di Paolo Gabriele per furto aggravato e Claudio Sciarpelletti per favoreggiamento, non concludono le indagini sulla fuga di documenti che continuano. La chiusura dell’istruttoria è quindi parziale.

Dal suo canto il papa continua a seguire il “lavoro della magistratura e le sue risultanze” ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi e “ciò spiega la non pubblicazione di risultanze della commissione cardinalizia, per non condizionare il lavoro”. Il Papa “ha ricevuto questi documenti, ne ha preso conoscenza, rimane nel poter del Papa di intervenire qualora voglia o ritenga opportuno, ma finora – ha ricordato padre Lombardi – non lo ha fatto e possiamo pensare fondatamente che la linea che segue è questa, è quindi una ipotesi del tutto plausibile il dibattimento” in autunno.

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