Vatileaks 2, il Papa: ‘Avanti con l’opera di pulizia’

‘Io ringrazio Dio che non ci sia più Lucrezia Borgia! Ma dobbiamo continuare con i cardinali e la commissione l’opera di pulizia, afferma papa Francesco parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dall’Africa, e rispondendo ad una domanda su Vatileaks 2. ‘Io credo che sia stato fatto un errore’ scegliendo monsignor Vallejo Balda e Francesca Chaouqui per la Cosea. Lui è entrato per la carica che aveva e che l’ha avuta fino adesso. Lui era segretario della Prefettura degli Affari economici ed è entrato. E poi, come è entrata lei, non sono sicuro ma credo di non sbagliare se dico, ma non sono sicuro, che sia stato lui a presentarla come una donna che conosceva il mondo dei rapporti commerciali. E così hanno lavorato e quando è finito il lavoro i membri di quella commissione che si chiamava Cosea sono rimasti in alcuni posti in Vaticano. Vallejo Balda, lo stesso. E la signora Chaouqui non è rimasta in Vaticano perché è entrata per la Commissione e poi non è rimasta. Alcuni dicono che si è arrabbiata di questo, ma i giudici ci diranno la verità sulle intenzioni. Per me non è stata una sorpresa e non mi ha tolto il sonno perché propriamente hanno fatto vedere il lavoro che si è incominciato con la Commissione di Cardinali, il C9, (Consiglio dei cardinali per la riforma), di cercare la corruzione e le cose che non vanno. Ratzinger fu il primo a denunciare la corruzione in Vaticano. Tredici giorni prima della morte di San Giovanni Paolo II, l’allora cardinale Ratzinger ha parlato delle ‘sporcizie della Chiesa’. E’ stato il primo, aggiunge Bergoglio, ricordando che quando poi morì Wojtyla, Ratzinger ne ha parlato ancora nella messa ‘pro eligendo pontifice’. Noi lo abbiamo eletto papa per questa libertà di dire le cose. E’ da quel tempo che in Vaticano c’è la corruzione e su questo giudizio io ho dato ai giudici le accuse concrete. Avrei voluto che tutto finisse prima dell’8 dicembre ma credo che non potrà essere così, perché tutti gli avvocati devono avere il tempo per la difesa. Ma la corruzione viene da lontano. Su Francesca Immacolata Chaouqui, pierre italiana prestata alla Santa sede, hanno indagato tre procure, quella vaticana, quella di Terni, e ora quella di Roma. La signora minaccia querele, si difende sostenendo che le storie torbide tra lei e monsignor Vallejo Balda, correo nel processo Vatileaks, sono impossibili viste le sue diverse tendenze sessuali. Anche se ora, a procurarle qualche rogna in più, è il fascicolo approdato a piazzale Clodio, dove Chaouqui è stata iscritta insieme con il marito Corrado Lanino, per induzione alla concussione. L’esuberante lobbista avrebbe ricattato addirittura i fratelli Berlusconi, Paolo e Silvio. Stando agli atti inviati dal pm di Terni Elisabetta Massini ai colleghi romani Stefano Pesci e Nicola Maiorano, infatti, la signora avrebbe minacciato Paolo Berlusconi di far uscire notizie riservate sul famoso fratello riguardo ad alcuni conti allo Ior. O meglio, avrebbe fatto in modo di far accettare le richieste di rogatoria inoltrate in Vaticano dalla procura di Milano, nelle quali i pm lombardi chiedevano chiarimenti su conti correnti che l’ex premier avrebbe avuto nella banca Oltretevere.  Un ricatto bello e buono, anche perché Chaouqui in cambio del suo silenzio pretendeva che Paolo Berlusconi mandasse via da ‘Il Giornale’, di cui è proprietario, il vaticanista Fabio Marchese Ragona, che aveva avuto l’unica colpa di scrivere degli articoli molto critici nei suoi confronti. Il giornalista è stato tenuto ‘in naftalina’, e solo ora ha ripreso a occuparsi di Papa e Vaticano. Il suo editore si ritrova anche lui iscritto sul registro degli indagati per induzione alla concussione, perché avrebbe avuto l’obbligo di denunciare. Al centro del fascicolo romano c’è poi Corrado Lanino, marito della ex collaboratrice vaticana. Gli viene contestato di aver fatto intrusioni nel computer dell’ex marito della compagna del giornalista Mario Benotti, funzionario di Palazzo Chigi che si è dimesso dopo lo scandalo. L’uomo voleva sapere aspetti privati e riservati, e Lanino, in quanto esperto informatico, avrebbe eseguito il controllo. L’inchiesta arrivata a Roma contiene anche una lunga informativa delle Fiamme Gialle, nella quale si parla di contatti con alcuni banchieri. D’altronde, le indagini partono proprio dal crac finanziario della diocesi di Terni e Narni guidata da monsignor Vincenzo Paglia. Gli investigatori iniziano ad ascoltare le conversazioni della lobbista con il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia.  La Chaouqui non vuol sentire parlare di questo e rilancia annunciando battaglia su Vatileaks e monsignor Vallejo Balda. Lunedì sarà interrogata, subito dopo toccherà all’alto prelato. Ma in attesa di rispondere alle domande della Corte, la donna ha affidato la difesa all’avvocato Giulia Bongiorno e a Laura Sgrò, avvocato rotale. I legali hanno presentato una memoria nella quale vengono sollevati diversi aspetti. Il primo riguarda proprio il titolo di reato. l’associazione per delinquere per aver divulgato notizie segrete della Santa Sede. Un reato che Bongiorno definisce ‘prettamente politico’. È un reato contro la sicurezza dello Stato, spiega la penalista, ed è quindi un reato politico. Proprio per questo Chaouqui avrebbe il diritto di essere processata in Italia. E comunque, se si tratta di un reato presunto, è stato consumato in Italia. Da qui la questione avanzata dai legali di incompetenza territoriale della Corte vaticana. Nel frattempo, la pierre e il monsignore se ne dicono di tutti i colori. E dalle mille pagine di atti depositati nel processo Vatileaks esce fuori un rapporto decisamente ‘borderline’. A parlarne è lo stesso Vallejo Balda in un memoriale nel quale racconta di aver avuto timore di Chaouqui perché lei era dei servizi segreti. Lo scambio di accuse tra i due passa dai rapporti carnali alle accuse di omosessualità. Il monsignore mette anche per iscritto che Chaouqui lo aveva sedotto a Firenze il 28 dicembre 2014. Ma lui, subito dopo il rapporto sessuale, si era pentito e aveva voluto allontanarla. Per Vallejo, la Corte vaticana avrebbe pronto un posto in un monastero in Spagna, non lontano dalla sua ex diocesi di Astorga. Chaouqui reagisce: ‘Vallejo Balda, per come è fatto, non ha alcun piacere a venire a letto con me e io, conoscendo miliardari ed emiri, se volessi tradire mio marito non mi metterei con un vecchio prete a cui non piacciono le donne. A processo dovrà rimangiarsi tutto sennò lo lascio in mutande. Se una colpa ho avuto, è di aver organizzato la cena in cui Balda ha conosciuto Gianluigi Nuzzi. Di password e documenti, non so un bel niente’.

Cocis

 

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