Walter Veltroni non si ricandida alle prossime politiche. L’ex segretario del Pd lo ha annunciato parlando alla trasmissione di Fabio Fazio, ‘Che Tempo che fa’. E’ il primo big di partito che sceglie di fare un passo indietro in questa fase di richiesta di ricambio generazionale che investe tutto l’arco costituzionale. La sua scelta, come lui stesso dice, non è stata però influenzata dalla richiesta di rinnovamento del sindaco di Firenze. “A me la parola rottamazione non mi piace perché si rottamano le cose e da noi anche con un certa velocità e facilità, ma non si possono rottamare le persone, le idee, la storia, i valori le fatiche che ciascuno ha compiuto”. Ma l’ex candidato alla presidenza del consiglio dei ministri non abbandonerà, però, la politica attiva. “Rinunciare a fare il parlamentare – spiega Veltroni – non significa rinunciare a far politica. Continuerò a impegnarmi in quello in cui ho sempre creduto e cioè l’impegno civile, la battaglia sui valori, sulla legalità”. “Il Pd per me è stato il sogno politico della mia vita. E’ l’idea di fare in Italia un grande partito riformista. Raggiungemmo in un momento difficilissimo il 34% ed ora ci sono le condizioni per andare ancora più avanti. L’importante è che questa creatura venga collocata là dove deve essere collocata: non chiedendo a Casini di rappresentare posizioni realistiche e a Vendola di rappresentare posizioni radicali, ma avendo dentro di sé quell’ambizione di cambiamento che non può non esserci e al tempo stesso la capacità di rispondere ai problemi drammatici dell’oggi”. La mossa dell’ex sindaco di Roma mette, però, nei guai gli altri ‘vecchi’ del Pd e rischia di creare l’ennesimo terremoto in un partito già diviso al suo interno. Tanti, tra deputati e senatori (Rosy Bindi, in carica da 18 anni, Pier Luigi Castagnetti (18 anni), Massimo D’Alema (23 anni), Giuseppe Fioroni (16 anni), Arturo Parisi (13 anni), Barbara Pollastrini (13 anni), Anna Finocchiaro (25 anni), Marco Follini (16 anni), Franco Marini (20 anni), Tiziano Treu (16 anni), solo per citare i più noti, si sentiranno chiedere dagli elettori perché non seguano l’esempio di Walter. Perché, dopo tre o quattro legislature, vogliano continuare a fare il parlamentare. Richiesta di rinnovamento che investe, naturalmente, tutti i partiti e non si può fermare al solo partito democratico.