L’apertura di Pier Ferdinando Casini al Pd non piace a Vendola e Di Pietro. L’idea del leader dell’Udc di costruire una alleanza politica tra centristi e democratici da presentare agli elettori alle prossime elezioni politiche della prossima primavera rischia di strappare definitivamente la foto di Vasto. Il governatore della Puglia e l’ex Pm temono, infatti, che Bersani punti definitivamente la barra al centro e, restando ‘ostaggio’ della linea politica dell’ex presidente della Camera, possa mandare definitivamente in soffitta quel progetto politico promosso nella cittadina abruzzese. Vendola e Di Pietro lo dicono a chiare lettere in una ‘infuocata’ conferenza stampa a Montecitorio. “Io sono interessato a costruire il centrosinistra. Un’alleanza basata su un accordo tra Pd e Udc non mi trova interessato”, è la precisazione iniziale del leader di Sel. “Non voglio impedire un dibattito con i moderati nè un compromesso con loro, ma è vietata la resa”, aggiunge. “A noi –parlando anche a nome di Di Pietro- non piace che ci sia asse privilegiato tra e Pd e Udc, un asse moderato in cui noi saremmo dei gregari. Noi vogliamo essere parte integrante e determinante del rilancio del centrosinistra”. Ed ecco che arriva il primo paletto a Pier Luigi Bersani: senza Antonio Di Pietro, Sinistra Ecologia e Libertà, con il suo 5,4%, non si siederà a nessun tavolo. “Io intendo sedermi a discutere con il Pd se c’è Antonio Di Pietro. L’Idv è un valore aggiunto, un pezzo fondativo del centrosinistra non capisco cosa voglia dire immaginarne l’esclusione. Se l’esclusione è un prezzo da portare all’altare dei moderati io faccio gli auguri a chi intende la politica in questo modo, io però non la intendo in questo modo”. Insomma l’ex magistrato, anche se spesso lancia strali contro il presidente della Repubblica, non può essere immolato sull’altare per fare un piacere a Casini. Il leader di Sel prende posizione anche sulle primarie per scegliere il candidato premier che resta un problema tutto ‘interno’ al Pd. “Se c’è una coalizione io sono interessato alle primarie, ma se non c’è la coalizione io non so cosa siano”, precisa Nichi Vendola. “Ma – ha aggiunto – non sono interessato né a un concorso di bellezza né a partecipare al congresso del Pd. Da me e Di Pietro c’è massima apertura ma chiediamo una risposta chiara”. E boccia l’idea di una grande coalizione. “La possibilità di interlocuzione per noi è legata al dopo Monti, all’oltre Monti. Credo che l’ipotesi di grande coalizione sia la più nefasta per l’Italia e di fronte a quell’ipotesi non potremmo che reagire esprimendo il massimo di antagonismo”. Antonio Di Pietro, bersaglio privilegiato delle critiche dello stato maggiore del Pd, cerca di smorzare i toni e chiede a Bersani di fare chiarezza. Non è un ultimatum ma “invitiamo il Pd a fare una scelta di campo, non di palazzo”. E aggiunge. “Siamo qui per proporre al Paese un modello di governo per domani”. “La proposta che vogliamo avanzare – ha sottolineato l’ex Pm – non è una proposta chiusa, ma una proposta di programma”. “Noi non abbiamo riserve verso le sigle perché sono le persone a fare la differenza. Il nostro – precisa Di Pietro – non è ultimatum ma appello al Pd perché chiarisca la sua posizione sul piano programmatico innanzitutto”.
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