Venerdì 2 giugno sarà celebrata la Festa della Repubblica, giornata nazionale istituita per ricordare la nascita della Repubblica italiana con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 che sancì la vittoria della repubblica sulla monarchia.
L’evento, che sarà trasmesso da Rai tre il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica, un’occasione preziosa per una riflessione sulla nostra Carta costituzionale. Alla luce del dibattito tornato attuale sulle riforme costituzionali, una delle priorità del governo Meloni. Che sulla materia intende accelerare dopo le consultazioni del premier Meloni con maggioranza e opposizione con l’obiettivo di trovare la quadra e portare un modello di riforma al tavolo del Consiglio dei ministri.
“Nella prima parte della Costituzione sono racchiusi i nostri valori, di libertà, indipendenza, democrazia e capacità di stare insieme. Sono elencati i diritti dei cittadini. E io spero che si colga anche che sono racchiusi i doveri dei cittadini verso se stessi. Verso chi è vicino, gli altri. E anche verso chi non appartiene alla comunità nazionale”, afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa, durante la cerimonia di premiazione del concorso Lezione di Costituzione.
“Questa – ha detto La Russa nel corso della cerimonia davanti agli studenti – può essere aggiornata. La Costituzione pone un solo vincolo, quello dell’ordine repubblicano che non può essere cambiato”. La prima parte, al momento, nessuno si sogna di modificarla”.
La procedura per ‘modificare’ o ‘aggiornare’ la seconda parte della Carta costituzionale entrata in vigore il 1 gennaio 1948 è chiara. “Attraverso l’articolo 138, con maggioranze qualificate, e con procedure più complicate del normale iter delle leggi, si può modificare”, sottolinea il presidente del Senato. E se quella maggioranza, seppur qualificata, non raggiunge una quota più alta della metà più uno, allora tocca ai cittadini, chiamati a decidere con un referendum, dire la parola definitiva”. “La prima parte ripeto, nessuno ha mai pensato di doverla cambiare. Perché racchiude la capacità di un popolo di trovare dei punti di riferimento stabili. Come vollero i padri costituenti e come congiuntamente tutti gli italiani continuano a volere”.