Con il referendum consultivo che ha chiamato al voto undici milioni di italiani Veneto e Lombardia scelgono la strada dell’autonomia. Il Veneto supera il quorum e registra un’affluenza record che rasenta il 60% con i sì al 98% tanto che il governatore Luca Zaia parla di pagina storica per il Veneto e di Big Bang delle riforme istituzionali.
In Lombardia, dove il quorum non c’era, l’affluenza viene trascinata dal voto nelle valli ma si ferma nella provincia di Milano, sede della Lega di Maroni dove si è votato di meno mentre a Bergamo si registra il picco dell’affluenza, arrivando intorno al 40%, con il 95% dei sì. Il governatore Roberto Maroni che aveva posto l’asticella dell’affluenza al 34% per decretare il successo della consultazione si proclama soddisfatto.
Un attacco hacker nella notte che ha superato due livelli di sicurezza ha un po rallentato l’arrivo dei dati del Veneto mentre in Lombardia è stato sperimentato per la prima volta il voto elettronico con qualche polemica.
Ora inizia la trattativa per la realizzazione di una maggiore autonomia nelle due regioni, il governo, come ha annunciato il sottosegretario Gianclaudio Bressa, è pronto ad aprire un tavolo per negoziare ma il ministro Maurizio Martina ribadisce che il fisco non è oggetto di trattativa, i soldi delle tasse non sono trattabili. Secondo le intenzioni dell’esecutivo la trattativa dovrà ricalcare il modello Emilia Romagna.
Esulta il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ribadendo che più di 5 milioni di persone che hanno votato chiedono il cambiamento. Meno sprechi, meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dello Stato e dell’Unione Europea. La partecipazione e stata straordinaria e la vittoria e dei cittadini, alla faccia di Renzi che invitata a stare a casa.
Il governatore Zaia spiega che il Veneto chiede, nel contratto che presenterà al governo per avere maggiore autonomia, tutte le 23 materie, lo dico subito, e i nove decimi delle tasse. Quando andremo a trattare con il governo avremo quasi 6 milioni di cittadini insieme a noi. Zaia ha convocato la riunione della giunta per stamattina.
Io punto con la maggiore autonomia, aggiunge Maroni, ad avere almeno 24-25 miliardi di euro in più che, con le giuste competenze, mi consentirebbero di fare quello che ora non riesco a fare. Il Nord c’è e vuole essere ricompensato.
Critica fino in fondo la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, una dei protagonisti della coalizione di centrodestra insieme a Forza Italia e Lega Nord, secondo la quale i referendum non sono stati un plebiscito ma per Fratelli d’Italia il punto e un altro e prescinde dai numeri e dalle percentuali: in una Nazione che si rispetti le riforme costituzionali si fanno tutti insieme e non a pezzi, per il bene di tutti e non per assecondare l’interesse particolare. Ora, conclude, lavoriamo insieme per una proposta di riforma dello Stato che coniugi presidenzialismo e federalismo e non metta in discussione l’Unita nazionale.
L’affermazione dei sì rinsalda anche l’asse con Forza Italia e rafforza l’idea di Silvio Berlusconi che un centrodestra unito possa avere chance di vittoria. Un percorso però da costruire vista, come detto, la contrarietà di Giorgia Meloni alla consultazione popolare appena conclusa. Esulta anche il Movimento Cinque Stelle da sempre sostenitore della democrazia diretta.
Il leader della Lega, partito che ha fatto dell’autonomia uno dei suoi cavalli di battaglia non a caso parla dunque di ‘occasione unica’. Ma in ‘casa’ del Carroccio la vittoria del sì riporta sotto i riflettori Luca Zaia che, forte del successo nella sua regione, come uno dei possibili leader per la guida del centrodestra
In attesa che il Carroccio faccia i conti con la competizione interna, Silvio Berlusconi incassa il ritrovato asse con la Lega e si prepara al prossimo appuntamento e cioè le elezioni siciliane, altro snodo fondamentale prima delle politiche. Anche gli azzurri, come dice Renato Brunetta, esprimono ‘grande soddisfazione per il risultato’.
In entrambe le regioni, ricordiamo, i cittadini sono stati chiamati a esprimersi sul cosiddetto ‘regionalismo differenziato’, ossia la possibilità, per le Regioni a statuto ordinario di vedersi attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, come recita l’Articolo 116 della Costituzione, in alcune materie indicate nel successivo Articolo 117.
L’intesa tra lo Stato e la Regione interessata dovrà poi concretizzarsi in una proposta di legge che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.