Il partito socialista di Nicolas Maduro ha stravinto alle elezioni municipali nella maggior parte delle città del paese, anche se sul voto ha pesato il boicottaggio di quasi tutta l’opposizione. Lo stesso capo dello stato, durante un comizio in cui ha annunciato il suo trionfo, ha avvertito che i partiti che non hanno partecipato al voto non potranno farlo più e scompariranno dalla mappa politica. Quindi di fatto li ha estromessi dalle presidenziali del prossimo anno.
Maduro è, quindi, rimasto da solo al comando. E’ riuscito a eliminare tutta l’opposizione. Con gli arresti, le accuse, le minacce, le ritorsioni. Ma è stato abile: ha sfruttato i contrasti e i personalismi che dividono l’ormai ex Mesa de la Unidad Democrática (MUD) e ha nei fatti messo fuori legge i principali partiti che la componevano. Dopo la schiacciante vittoria di ieri alle elezioni comunali, dove ha conquistato 300 delle 335 amministrazioni da rinnovare, ha annunciato che Primero Justicia, Voluntad Popular e Accion Democrática, le tre principali formazioni dell’opposizione, saranno escluse dalle prossime elezioni presidenziali fissate per dicembre 2018.
L’opposizione ha perso roccaforti come Maracaibo ed il distretto di Sucre, nell’area di Caracas.
L’affluenza è stata del 47%, in calo di oltre dieci punti rispetto alla tornata di quattro anni fa. Inoltre, tre dei quattro maggiori partiti di opposizione hanno rinunciato a presentare i propri candidati, accusando le autorità di irregolarità e brogli durante le ultime elezioni per i governatorati. Il voto delle municipali è stato l’ultimo prima di quello presidenziale, l’anno prossimo, nel quale Maduro conta di essere rieletto, nonostante la sua forte impopolarità, soprattutto per le pessime condizioni economiche del paese, con la carenza di beni primari come cibo e medicine. Mentre l’opposizione lo accusa di aver trasformato il Venezuela in una dittatura, con il carcere ai dissidenti e creando istituzioni a sua immagine.