Si acuisce la tensione tra Usa e Russia sulla crisi venezuelana ed è l’Onu, convocato sulla crisi del paese sudamericano , il teatro in cui va in scena lo scontro. «L’esperimento socialista in Venezuela è fallito, la gente è alla fame. Il regime di Maduro è mafioso e illegittimo. Poniamone fine» ha detto il segretario di stato americano Mike Pompeo in apertura del suo intervento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando come «la crisi umanitaria nel paese necessita di un’azione ora, oggi, per porre fine a un incubo». Poco prima la Russia aveva accusato Washington di voler attuare un «golpe» a Caracas per scalzare Maduro. Stati Uniti e Canada hanno già riconosciuto Guaidò come presidente legittimo, e dall’altro Russia e Cina hanno invece chiesto di non interferire negli affari interni di Caracas. Maduro, dal canto suo, ha assicurato via Twtter che «non riposeremo fino a quando non avremo sconfitto il colpo di Stato con cui si pretende di interferire nella vita politica del Venezuela, mettere da parte la nostra sovranità e instaurare un governo fantoccio dell’Impero statunitense».
Intanto si fa sempre più concreta la possibilità che Bruxelles riesca a trovare una linea comune sul Venezuela. L’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha infatti sottolineato che l’Ue «in mancanza di un annuncio sull’organizzazione di nuove elezioni con le necessarie garanzie nei prossimi giorni, l’Ue intraprenderà ulteriori azioni, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese».
«La Germania è pronta a riconoscere Juan Guaidò quale presidente ad interim del Venezuela se nuove elezioni non dovessero essere indette in otto giorni», ha dichiarato la portavoce della cancelliera tedesca, Martina Fietz, su Twitter. Stessa posizione ha anche la Francia, come dichiarato dal presidente francese Emmanuel Macron. «Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente del suo futuro. Senza un annuncio di elezioni entro otto giorni, potremo riconoscere Juan Guaidò come “presidente ad interim” del Venezuela per sviluppare questo processo politico. Lavoriamo intensamente con i nostri alleati europei» ha scritto Macron su Twitter. E medesimo orientamento è stato scelto da Madrid, con il premier Pedro Sanchez che, definendo il Venezuela «paese fratello», ha annunciato il riconoscimento di Guaidò.
Sul fronte italiano invece non pare ancora chiaro quale sia la posizione di Roma. Ne sarebbe una prova il silenzio del vicepremier Luigi Di Maio che nonostante le simpatie grilline per Maduro evitando commenti ha avallato la posizione del premier e del ministro Moavero, prudentemente allineati all’Unione europea.
La proposta di Francia, Spagna e Germania è stata accolta con favore in tre diversi tweet da Guaidò che ha ringraziato i leader «impegno nei confronti del popolo venezuelano nella nostra lotta per una nazione libera e democratica». «L’Unione europea ha ancora compiuto progressi per il pieno riconoscimento e il sostegno della nostra lotta legittima e costituzionale», ha scritto Guaidò.
E mentre circola la notizia che Mosca abbia inviato in Venezuela i mercenari della Wagner, a protezione del presidente Nicolas Maduro, la commissione inter-americana per i diritti umani, «braccio» dell’ Osa, ha concesso il diritto a misure precauzionali di protezione al leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaidò e alla sua famiglia. Secondo l’organismo, la sua integrità e la sua libertà personale sono «a rischio grave e urgente».