Dopo il conservatore Antonis Samaras e il leader della sinistra radicale Alex Tsipras, anche Evangelos Venizelos ha dovuto alzare bandiera bianca: i tentativi di formare un nuovo governo di unità che garantisse l’applicazione degli accordi negoziati con Ue ed Fmi sono falliti e in giornata il leader socialista rimetterà il suo mandato nelle mani del presidente Karolos Paopulias. Se dovesse fallire anche il summit tra il Presidente greco e i leader di tutti i partiti si ritornerebbe immediatamente alle urne. Una riunione che rappresenta, dunque, l’ultima spiaggia per gli ellenici dove, stando alle parole di Venizelos, “ognuno si assumerà le proprie responsabilità”. Uno spiraglio per una conclusione positiva allo stallo istituzionale sembrava essersi aperta giovedì: il leader del Pasok aveva incassato il sì della Sinistra Democratica (Dimar) a patto però che la coalizione comprendesse sia i conservatori di Nea Demokratia che la sinistra radicale di Syriza. Ma a ventiquattro ore da quell’accordo Tsipras fa marcia indietro e si rifiuta di far parte di qualsiasi esecutivo che abbia in agenda l’applicazione del piano di salvataggio negoziato con l’Europa. E come nel gioco dell’oca si ritorna alla casella di partenza: non ci sono i numeri per formare il governo. I 249 seggi di Nd e il Pasok non garantiscono la maggioranza assoluta in Parlamento, all’appello ne mancano due. Tranne i comunisti di Kke, tutti gli altri partiti, con diversi distinguo, si sono detti favorevoli alla permanenza nell’Eurozona ma contrari all’applicazione del piano di salvataggio senza una rinegoziazione dei patti con Bruxelles che di fatto ha già escluso. Insomma si è di fronte ad un out out: se Atene non tiene fede alle imposizioni europee saranno sospesi i tutti i prestiti già negoziati e per la Grecia si aprirebbero le porte del fallimento. E se i partiti non trovano un accordo sulle ‘imposizioni’ delle istituzioni europee non resta che ritornare alle urne. Un nuovo voto sarebbe visto come un male minore a questa situazione di stallo ma sarebbe avvolto dalla più totale incertezza. Non c’è alcuna garanzia che dalle urne possa uscire una nuova maggioranza filo europeista che garantirebbe la nascita di un nuovo governo. Uno scenario caotico con una unica certezza: il sicuro crollo delle Borse europee e sempre più progressivo indebolimento dell’euro.
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