Ventisei anni fa l’addio al divino Senna

Una corsa finita troppo presto, lo choc, il mondo che piange e quel sorriso bello quanto triste diventato di colpo immortale. Ayrton Senna non era un campione come tanti, poteva salire su una macchina qualsiasi e il colore non avrebbe fatto differenza: i tifosi lo seguivano ovunque, perché era lui che amavano. Ventisei anni sono tanti, la formula uno è un’altra storia, ha scritto pagine per nuovi campioni, ha visto scorrere sfide e noia, ma quell’urto mortale alle 14,17 del 1° maggio 1994 ha tolto per sempre alle corse un pezzo di anima. A Imola la morte in pista così cruenta del pilota venuto da San Paolo ha segnato una linea tra quello che c’era prima e quanto non ci sarebbe più stato: e non solo i duelli tra curve e sorpassi con Alain Prost, quell’odio che sapeva di gomme abrase e sguardi di fuoco, ma fatto di rispetto e agonismo puro, l’amore mai nato con la Ferrari che non ha potuto scrivere nei suoi annali il nome del campione più grande. Alla formula uno da quel primo maggio manca un campione che la morte così prematura e violenta ha reso eroe senza tempo. Aveva 34 anni compiuti da poco, tre mondiali già vinti, e un’inquietudine più forte che mai: voleva quasi rinunciare a correre quella domenica sulla pista imolese, troppi brutti presagi.

 

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